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Django Girls è una organizzazione no profit nata nel 2014 con lo scopo di avvicinare le donne al mondo della programmazione attraverso workshop gratuiti di codifica HTML e Python. Prima organizzazione di questo tipo a sbarcare in Italia, Django Girls, con più di 800 volontari, ha raggiunto 71 città e ha visto la partecipazione di 9000 donne.

Perché è importante che le donne si interessino al mondo dell’informatica

Il mondo della programmazione è sempre stato considerato come maschile, e, a tutti gli effetti, il numero di donne occupate nelle professioni informatiche è calato a picco passando – secondo la National Science Foundation – in meno di trent’anni dal 35 al 18%.

Tra i pionieri dell’informatica possiamo annoverare molte figure femminili, e per i primi anni il numero di donne occupate nelle cosiddette Computer Science è andato a incrementarsi molto più rapidamente rispetto alla controparte maschile. Dal 1984, però, vediamo un’inversione di tendenza che porta alle cifre irrisorie degli ultimi cinque anni.

Secondo un’analisi della NPR non è un caso che questo calo drastico si sia verificato proprio nel momento in cui i personal computer diventavano oggetti di uso quotidiano. I primi computer, infatti, altro non erano che supporti per giochi concepiti a mero uso e consumo maschile. È così che non solo l’oggetto materiale del pc, ma anche tutta la cultura ad esso legata – dal nerd al tech – diventa nell’immaginario comune di competenza prettamente maschile, progettata da uomini per uomini.

Le donne, in questo senso, vengono completamente escluse, e pochissime sono quelle che continuano a frequentare le facoltà di informatica – “Capitava che decidessi di non seguire determinati corsi quando, entrata in aula, mi rendevo conto di essere una delle sole tre donne presenti. Mi sentivo in soggezione.” racconta Catherina Xu, co-presidentessa dell’organizzazione di Stanford Women in Computer Science.

In questo panorama sono nate, negli ultimi anni, svariate organizzazioni atte a far conoscere alle donne la programmazione web — tra le più importanti, oltre a Django Girls, She++, Women Who Code e Girls Who Code.

Il comune proposito è quello di combattere gli stereotipi di genere, veicolando l’idea che le donne possano programmare o lavorare nelle società informatiche, e che non serva travestirsi da uomini per farlo. In buona sostanza: “sì, posso mettermi una gonna a fiori e programmare, posso volere dei figli e programmare, posso ascoltare i podcast di Lena Dunham e programmare. Nulla vi permette di non prendermi sul serio o di preferire un uomo a me”.

Django Girls Florence: i lati positivi e quelli rosa confetto

Django Girls ha tenuto domenica scorsa uno dei suoi workshop allo Smart Hub di Firenze. Il corso, tutto gratuito, prevedeva la creazione guidata di un blog mediante il linguaggio di programmazione Python. Le ragazze si muovevano in completa autonomia seguendo un tutorial fornito appositamente da Django, con il supporto di uno o più tutor a completa disposizione per chiarimenti o ulteriori spiegazioni.

Che un corso giornaliero non possa trasformare un principiante in un senior web-designer, è scontato. Python non è un linguaggio facilissimo, il processo di deploy è ostico e manca del tutto una spiegazione preliminare comprensibile — viene fornito un breviario dei linguaggi di programmazione nei giorni precedenti al workshop, ma chi l’informatica non l’ha mai masticata difficilmente riuscirà a comprendere da solo determinati punti.

Detto questo, indubbiamente un workshop gratuito è un’arma vincente per avvicinare anche chi non ha mai messo in conto di provare a programmare, o chi ci aveva provato solo come autodidatta.

Altro asso nella manica di Django Girls è costituito dai tutor: ragazzi e ragazze esperti in programmazione che seguono le allieve passo per passo, senza trattarle come totali dementi, comportamento niente affatto scontato quando si tratta di corsi di informatica o facoltà scientifiche — se ancora pensate che non ci siano pregiudizi su donne e scienza, fate un minuto mente locale alle vostre stesse reazioni quando una ragazza (di qualsiasi aspetto, ma a maggior ragione se carina e alla moda) vi dice di studiare ingegneria informatica, o aerospaziale.

Insomma, il corso proposto da Django Girls è interessante, ma ancora più interessante sarebbe la mission del progetto, che non viene minimamente sottolineata una volta arrivati al workshop, né durante. La vera forza di un’organizzazione come Django Girls, infatti, non sta tanto nelle competenze tecniche acquisite nelle nove ore di tutorial – che sono, appunto, poche – quanto nel riuscire a dimostrare che una donna può interessarsi ai codici, può farcela a portare a termine un progetto informatico e non deve sentirsi discriminata. Questo non solo non viene sottolineato abbastanza, ma l’intera presentazione del progetto è a rischio fraintendimenti.

Durante il workshop le allieve possono far bottino di spillette, magliette, adesivi a forma di cuoricini pixelati e scritte YAY, viene poi regalato a ogni partecipante una copia del libro di testo dalla copertina instagrammabilissima “Two Scoops of Django” — eserciziario di codifica in cui ogni esempio viene fatto per mezzo di palline di gelato (corredato, ovviamente di immagini molto tumblr). Nulla da ridire sul contenuto del libro, chiaro e ben fatto. Però (c’è un però): in un corso la cui finalità è, lo ribadiamo, annullare le discriminazioni di genere nel campo dell’informatica, perché regalare un libro di testo che pare Codici carini per ragazze alla moda? A un uomo, passati i 12 anni, verrebbe proposto un libro così? O la scelta cadrebbe su un manuale base di codifica asettico come solo i manuali tecnici sanno essere?

Perché sì, io posso amare il rosa confetto e conoscere gli HTML a memoria, posso adorare gli adesivi a cuore e programmare un sito web da zero, e posso anche inserire nella mia libreria un libro di testo meno carino, perché non mi spaventa. I codici, a me donna, possono interessare a priori, non solo quando imbastiti in una presentazione glitterata e a fiorellini.

Il proposito di Django Girls è nobilissimo, e il workshop è piacevole, ma la parità di genere, quella è tutta un’altra cosa, e non si ottiene di certo trattando le donne come eterne bambine.


Di seguito riportiamo la risposta all’articolo dello staff di Django Girls, che ci ha cortesemente chiesto di pubblicarla per poter chiarire alcuni punti affrontati da Francesca Motta.

Gli eventi Django Girls raccolgono donne di tutte le età e provenienti dai background più disparati. Non esiste quindi un profilo definito della platea, il che rende gli eventi molto stimolanti. Ogni workshop interessa una fascia di età compresa tra i 14 e i 55 anni e in due anni di attività abbiamo incontrato molte persone: casalinghe, studentesse di ingegneria informatica, giornaliste, professoresse, architetti, web designer, curatrici di gallerie d’arte, modelliste, bibliotecarie. Certamente, 8 ore sono molte e gli argomenti da digerire sono tanti, chiunque uscirebbe stanco dall’evento, a prescindere dal fatto che si sappia già programmare o che sia la prima volta.

Essere sviluppatore di professione significa anche lavorare tutta la notte per risolvere dei bug. Per molti è questo il bello del mestiere: avere il controllo sul proprio tempo e gestire le le proprie risorse autonomamente. Ma questo non vale necessariamente per tutti. Gli sviluppatori hanno deciso di combattere la stanchezza che spesso deriva dal linguaggio asettico del coding rendendo divertente l’universo nel quale questi linguaggi si muovono. Ecco allora che i loghi delle più grandi aziende tecnologiche diventano degli animali: quello di Github, ad esempio, è un gattino con un costume da polipo, mentre quello non ufficiale di Django è un pegasus con la criniera rosa.

Fino ad ora in Italia sono stati realizzati 7 eventi Django Girls ed ognuno di questi è risultato diverso anche per tipologia di risorse disponibili. Ci piacerebbe davvero poter regalare una copia a ogni ragazza, tornare a casa con del materiale su cui poter riprendere o andare oltre al tutorial è sicuramente un valore aggiunto, ma non abbiamo il budget per farlo.Per chi lavora nel mondo di internet le t-shirt, gli adesivi e le spillette invece sono modi per comunicare indirettamente a chi sta intorno qualcosa di più sulla sua identità: chi è, cosa fa e quali cause gli stanno a cuore. Volevamo che i partecipanti facessero parte di questo mondo a tutti gli effetti sentendosi incluse.

Per esempio il cuoricino pixelato è comunicazione non verbale che richiama le donazioni per la Django Software Foundation (associazione no profit che mantiene Django).Yay è il motto di Ola Sendecka e Ola Sistarka, le due ragazze polacche che hanno ideato il progetto Django Girls. Lo stile molto ludico, che popola tutti gli eventi Django Girls internazionali, deriva da loro. I gadget ci aiutano anche a spezzare la tensione e a rompere il ghiaccio in modo da facilitare la partenza dell’evento. Non sono solo un supporto per le ragazze, ma anche per tutti i coach.

Django Girls Florence presentava una situazione molto eterogenea: fermare il tutto per presentare l’evento significa distrarre le partecipanti e poteva essere controproducente. Chiunque voglia sapere di più sul progetto può comunque chiedere maggiori informazioni senza timore agli organizzatori e ai coach, che sono lì appositamente per aiutare le partecipanti.

La testimonianza di Simone, storico coach Django Girls

“Per quanto mi riguarda è la bibbia per il djanghista. Ho sia la versione 1.6 che la 1.8 e mi sono appena comprato la nuova versione, sia PDF che fisico (si ci lavoro con quei libri). Posso assicurare che il volume è il fiore all’occhiello per quanto riguarda la documentazione di Django. Gli autori sono contributor ufficiali del framework Django, ed è scritto in maniera esemplare. Nessun altro libro sull’argomento contiene i suggerimenti proposti, come trucchetti, moduli particolari, best practice, etc. I manuali “asettici” di cui si parla differiscono molto per contenuti e non sono altro che una copia arricchita delle documentazioni che puoi trovare comodamente online a zero valore aggiunto.  

Non è vero, secondo me, che un maschio preferisca le cose asettiche: l’ultima cosa che ho dovuto imparare, ho provato a studiarla sulla documentazione ufficiale e non sono riuscito a venirne a capo. Ho risolto con una “versione” a fumetti estremamente più chiara.”