‘Ulama
Arabeschi: una parola in arabo alla settimana. Oggi: “Scolari”
‘Ulama – علماء
La scorsa settimana, su Arabeschi, abbiamo trattato un tema drammaticamente attuale, la Nakba del 1948; con l’episodio di oggi si torna alle radici del mondo musulmano e più propriamente degli stessi popoli arabi.
‘Ulama in realtà è il plurale della parola ‘alim, traducibile con il termine “scolaro.”
Ma facciamo un passo indietro, affrontiamone la storia.
Con la diffusione dell’arabo presso altri popoli avvenne un grande cambiamento sulla stessa natura di ciò che veniva scritto in questa lingua, e ciò apparve chiaro non solo in scritti laici, ma anche e sopratutto in un nuovo genere letterario in cui si andarono elaborando il significato e le conseguenze a seguito della rivelazione con l’avvento di Maometto.
L’articolarsi dell’Islam in una quantità di scienze e pratiche religiose ebbe luogo in grande misura nell’Iraq dell’epoca ‘abbaside, e in un certo senso questa fu una continuazione di un pensiero già presente ben prima della comparsa dell’Islam stesso. I materiali su cui pensatori e studiosi potevano operare, però, erano cambiati.
L’avvento del Corano e le hadith stesse furono oggetto di studio assiduo. Il Profeta ebbe modo di farsi conoscere, vi era una viva tradizione di come la comunità si era comportata al suo fianco come viva era la memoria per i califfi, in particolare la linea di condotta riguardo al regno di ‘Uthman, di ‘Ali e dei primi scismi tra i seguaci di Maometto.
Non solo la tradizione di convertiti colti, ma la natura essenziale dello stesso Islam rendevano urgente la ricerca della conoscenza e la riflessione su di essa.
La ricerca della conoscenza religiosa, la cosiddetta ‘ilm, non tardò a presentarsi nella storia del mondo musulmano, ed è qui che si incontra per la prima volta una vera e propria corporazione di studiosi islamici informati e zelanti; gli ‘ulama, appunto.
Essi erano gli uomini della cultura religiosa, i custodi del sistema di credenze, valori e pratiche comuni. Da non considerarsi un ceto unitario, svolgevano funzioni diverse e occupavano gradi diversi nella pubblica considerazione.
Al vertice, tuttavia, era presente un gruppo che faceva parte a pieno titolo dell’élite cittadina, gli ‘ulama di grado più elevato: i giudici dei maggiori tribunali, gli insegnanti delle maggiori scuole, i predicatori delle moschee principali. Essi erano in stretti rapporti con gli altri elementi dell’alta classe cittadina, i commercianti e i maestri delle arti più prestigiose.
I commercianti avevano bisogno degli ‘ulama come esperti legali, per scrivere documenti ufficiali in un linguaggio preciso, per dirimere controversie sui beni e per sovrintendere alla divisione delle loro proprietà dopo la morte.
Le famiglie di ‘ulama tendevano a durare più a lungo; i padri addestravano i figli a succedere loro; chi occupava un’alta carica poteva usare la propria influenza a favore di membri più giovani della famiglia.
“Colui che desidera purificare la sua anima, perfezionarla e addolcirla con buone azioni, non può farlo con un solo giorno di adorazione, né può impedirlo con un solo giorno di ribellione, e questo è ciò che intendiamo quando diciamo che un solo peccato non merita una punizione eterna. Ma un giorno di astinenza dalla virtù ne provoca un altro, e allora l’anima degenera, un po’ per volta, fino ad affondare nell’indolenza.”
-Ghazali, Ihya ‘ulum al din-