L’Italia non è paese per famiglie giovani, ma c’è chi non si arrende

Abbiamo incontrato 6 coppie che hanno deciso di costruire una famiglia a vent’anni.

L’Italia non è paese per famiglie giovani, ma c’è chi non si arrende

Tradizionalmente il processo di formazione di una famiglia rappresenta il passaggio cruciale alla vita adulta. In Italia questo passaggio risulta posticipato rispetto al resto d’Europa ― e soprattutto rispetto ai Paesi Nord Europei dove lo Stato sovvenziona generosi aiuti alle famiglie ― anche perché i giovani italiani faticano a uscire dalla casa dei genitori prima di aver compiuto 30 anni.

La conquista “ritardata” dell’autonomia fa slittare in avanti anche la formazione di una propria famiglia, ed eventualmente la scelta della maternità e paternità. Di conseguenza, il rinvio reiterato del primo figlio riduce il tempo disponibile, aumentando così le probabilità di non avere figli per tutta la vita, o riducendo le possibilità che nascano secondogeniti e terzogeniti. Nel complesso, tutto ciò fa sì che il nostro Paese si caratterizzi per uno dei tassi di natalità più bassi d’Europa.

Le motivazioni alla base di questo fenomeno sono prevalentemente economiche: la crisi economica da cui non siamo ancora usciti fra il 2008 e il 2014 ha determinato un periodo di recessione senza precedenti nella Storia dal secondo dopoguerra, questo significa che i ragazzi italiani vivono spesso situazioni lavorative di grande precarietà, che frenano progetti e aspettative per il futuro. Incidendo profondamente anche su i desideri di realizzazione personale più intimi.

Infatti, secondo l’ultimo Rapporto Giovani il 70% dei ragazzi italiani considera la famiglia un pilastro essenziale della propria vita, in particolare il 67% la ritiene fondata sul matrimonio. Il nucleo familiare rappresenta un punto di riferimento stabile e affidabile al quale fare riferimento in situazioni di difficoltà: di fronte ad un futuro incerto la famiglia d’origine rappresenta una fondamentale certezza. E la volontà di avere figli rimane altissima (94% favorevole), anche se nel tempo tende progressivamente al ribasso per le difficoltà incontrate in quello che il rapporto definisce  “percorso di transizione alla vita adulta”.

Meno del 15% degli intervistati considera ideale una famiglia con un solo figlio o nessuno e il 40% vorrebbe avere più due figli, potendo.
Infatti se solo un under 25 su tre progetta di sposarsi entro i prossimi 3 anni, una buona parte di questi davanti alle difficoltà si trova costretto a posticipare ulteriormente. Ormai è sempre più raro che i giovani italiani riescano a realizzare scelte importanti per la vita di coppia prima dei 25-30 anni.

Ma esistono delle eccezioni. The Submarine ne ha incontrata qualcuna.


Francesco e Giulia hanno 26 anni e stanno insieme da 9. Hanno deciso di sposarsi per “il desiderio di dare un taglio deciso alla nostra vita insieme, di vivere l’amore non più solo come gioco ma anche come impegno, la voglia di scommettere su di noi, al buio. E anche la voglia di rendere testimoni in questo i nostri familiari ed amici.”

Prima di compiere il grande passo, hanno convissuto per due anni: “All’inizio siamo stati in una casa di famiglia pagando un affitto basso. Ora ci siamo spostati in campagna dove gli affitti sono molto più bassi. Dovremo comunque presentare la busta paga di un genitore perché in questo momento non abbiamo ancora firmato i rispettivi contratti…”

La famiglia come ammortizzatore sociale durante la convivenza si è dimostrata un tratto comune anche nell’esperienza di altre coppie: “Fortunatamente non abbiamo avuto difficoltà a trovare casa perché era a disposizione un appartamento di proprietà della nostra famiglia, quindi non paghiamo affitto”.

È il caso di Lorenza, 26, e Riccardo, 25, che hanno deciso di sposarsi dopo quasi 8 anni insieme e uno di convivenza ― “Ci amiamo, stiamo insieme da tanto tempo e vogliamo ‘rendere ufficiale’ la nostra unione, soprattutto dal punto di vista legale.” Ma la notizia non è stata presa benissimo nella famiglia di lei: “I miei genitori si sono risentiti molto perché ho voluto saltare gli eventi che precedono il tipico matrimonio meridionale”, dice Lorenza. “Per non parlare della rinuncia al rito religioso: uno shock.”

Claudia (24) e Giovanni (26), invece, si sono sposati per una ragione molto semplice: “Volevamo sentirci ancora di più una famiglia”.

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Con il matrimonio, tutte le coppie intervistate mi hanno detto di aver considerato l’ipotesi di avere figli.

“Da tanto ci pensiamo come una futura famiglia, e forse il momento è arrivato, anche se non ci sentiremo mai pronti. Abbiamo già compiuto alcune scelte in questo senso. Vediamo il diventare genitori come una sfida che ci cambierà, e che ci avvicinerà senz’altro alla natura delle cose,” dicono Giulia e Francesco. Mentre per Lorenza e Riccardo si tratta di aspettare al minimo ancora un paio di anni.

Per Jessica (26) e Tommaso (27), invece, è stato diverso: “Leonardo (1) è arrivato inaspettatamente, ma abbiamo preso la decisione di tenerlo perché non ce la sentivamo di interrompere la gravidanza. Eravamo sicuri di noi due come coppia, e questo è l’importante. Il resto è venuto da sé.”

Quando chiedo com’è stata recepita la notizia di una gravidanza inattesa in famiglia e tra gli amici, Jessica mi risponde onestamente: “Essendo ancora giovani per la media italiana, i nostri amici sono rimasti abbastanza stupiti; per quanto riguarda la famiglia, a parte un primo momento di disorientamento — dovuto al fatto che io mi stessi per laureare, e il mio ragazzo aveva appena terminato un corso di formazione — non appena ci siamo sistemati, erano molto impazienti di conoscere il piccolo di casa”. Poi aggiunge: “Mi piacerebbe avere un altro figlio presto, ma finché uno dei due non avrà un contratto di lavoro sicuro ci pensiamo due volte.”

Comprensibilmente per tutte le coppie intervistate una delle motivazioni principali nella decisione o meno di avere figli è quella economica.

Elena (27) e Davide (34) stanno aspettando il primo figlio: “Entrambi abbiamo un lavoro stabile, senza dubbio questa tranquillità ci ha permesso di prendere questa decisione più facilmente”.

Elena ha sostenuto il concorso per diventare insegnante già incinta, serena di essere coperta da un contratto a tempo indeterminato in una scuola privata di Milano. Vinto il concorso, ha avviato le procedure per l’assunzione a tempo indeterminato nella scuola statale. “Senza dubbio la gravidanza ha generato qualche preoccupazione e in un primo momento un po’ di scontento nella nuova sede di lavoro, una scuola media di Acqui Terme. In ogni caso il tipo di contratto non lasciava spazio a situazioni spiacevoli, e tutto si è svolto in modo molto sereno.”

Jessica invece ha avuto più problemi a livello lavorativo: “Ho faticato molto per trovare lavoro, già per la situazione di crisi che tutti stiamo attraversando, e sicuramente avere un figlio è stato un motivo di “scarto” ai colloqui.”

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Nonostante sia un atto chiaramente discriminatorio nei confronti delle madri in cerca di lavoro, non è un caso raro essere scartata o non rinnovata perché incinta.

Magda, 26 anni è sposata con Matteo (31) e da pochissimo è diventata mamma: “Una volta comunicato di aspettare un bimbo, non mi è stato rinnovato il contratto. Ho sempre guadagnato poco, quindi starò a casa finché il bimbo non andrà all’asilo. Il mio stipendio se no servirebbe per pagare nido e baby sitter. Viviamo con lo stipendio di mio marito. Abbiamo diverse difficoltà, ma abbiamo deciso di far vincere la vita!”

La decisione di creare una famiglia nella maggior parte dei casi viene continuamente posposta perché per fare un figlio senza copertura finanziaria ci vuole coraggio. A giudicare dalla feroce campagna a cui abbiamo assistito durante il Fertility Day lo Stato Italiano desidera che i giovani facciano più figli. Forse dovrebbe incentivarli a cominciare dal rispetto delle leggi.

Alcuni nomi sono stati cambiati su richiesta degli intervistati.