Un’esperienza unica di co-housing a Milano
Si chiama La Casa Comune ed è il primo progetto di convivenza tra ragazzi disabili e normodotati.
La Comune è un’associazione di Zona 7 attiva su molti fronti: nata come associazione sportiva, nel corso degli anni si è orientata sempre di più verso la promozione sociale. Infatti, oltre ai canonici corsi di danza, arti marziali e yoga, da 8 anni offre corsi di sport adattati a persone con disabilità, anche molto gravi, e corsi di formazione per operatori che vogliono lavorare nel settore sportivo con ragazzi disabili.
Ma il lavoro dell’associazione non si ferma al solo sport, e nel 2014 nascono tre importanti iniziative: Oltre Confine, un progetto per minori in comunità svizzere, La Casa dell’Accoglienza, per richiedenti asilo, e La Casa Comune, un’esperienza unica di co-housing tra ragazzi disabili e normodotati.
“La Casa Comune nasce dalla richiesta di alcune famiglie, attive nel polo sulla disabilità di Zona 7, per creare un’alternativa alla comunità residenziale per ragazzi che hanno una disabilità ma con ottime potenzialità di autonomia,” dice Antonella Viganò, pedagogista ed educatrice, a The Submarine.
“Abbiamo iniziato a vedere cosa c’era in giro e siamo rimasti particolarmente colpiti da una tipologia di progetto presente in Germania: una convivenza tra giovani lavoratori e studenti e ragazzi disabili loro coetanei. Così abbiamo deciso di seguire questo modello,” continua Viganò.
Tuttavia, tra i primi incontri per la stesura del progetto e l’effettiva approvazione sono passati diversi mesi. La Casa Comune, infatti, è stata ristrutturata grazie alla Fondazione Cariplo con un accordo di convenzione con il Comune di Milano, in modo da garantire che il progetto fosse auto-sostenibile e potesse andare avanti in modo autonomo.
“Siamo partiti nel settembre 2014 con Martina, studentessa, che è stata la prima ad entrare nel progetto; dopo circa un mese sono arrivate Cecilia, un’altra studentessa, e Alice, ginnasta con sindrome di Asperger,” dice Viganò, e aggiunge: “Alle studentesse chiediamo di partecipare per almeno un anno e chiaramente per poter vivere nella Casa Comune bisogna rispondere a determinati criteri.”
La selezione viene curata da Antonella Viganò e da altre educatrici dell’associazione La Comune.
“Gli aspetti a cui diamo maggiore importanza sono sensibilità e maturità. Inoltre, le studentesse devono aver ben compreso di doversi rapportare con le ragazze in chiave amicale: non hanno compiti educativi, non devono averne, si tratta di vivere assieme, come uno vivrebbe insieme a un amico. Per accedere al progetto si devono avere motivazioni valide.”
“All’inizio ero molto spaventata e non pensavo di potercela fare. Poi mi sono convinta a provarci e adesso ho voglia di diventare indipendente. E poi è un’esperienza che ti insegna ad occuparti degli altri, il rispetto reciproco, e ovviamente anche a farti nuovi amici,” dichiara Alice.
“Io stavo cercando casa ma allo stesso tempo volevo fare anche un’esperienza diversa rispetto ad andare a vivere con dei semplici coinquilini,” risponde Martina. “Un giorno ho visto su Facebook l’annuncio del progetto, che mi sembrava molto ben organizzato, per cui ho deciso di provare e ho fatto il colloquio. È andato bene, e così mi sono ritrovata ad avere una seconda famiglia.”
Oltre alla possibilità di fare un’esperienza diversa, La Casa Comune offre un altro incentivo: i costi estremamente bassi. Infatti per le studentesse/lavoratrici il contributo previsto per vitto e alloggio è di appena 150€ al mese. Questa cifra si spiega con il fatto che viene chiesto loro un impegno, come spiega Viganò, “alla sera almeno una di loro deve rimanere.”
Per quanto riguarda le ragazze disabili, invece, una parte dell’assegno che il Comune di Milano passa alle loro famiglie viene girato all’associazione, e il resto viene integrato direttamente dal Comune. Quindi non solo La Casa Comune si rivela vantaggiosa rispetto al mercato degli affitti di Milano, ma anche rispetto alle comunità residenziali standard.
“I primi due anni sono andati molto bene, ora stiamo per cominciare il terzo e siamo alla ricerca di nuove studentesse e/o giovani lavoratrici che possano aderire al progetto,” avvisa Viganò.
Quando le si chiede perché consiglierebbe di andare a vivere nella Casa Comune, Martina risponde così: “È un’esperienza molto particolare e unica. Io penso di essere cresciuta tanto, sotto tanti aspetti: ho imparato a prendere i miei spazi, a legittimarmi e a rapportarmi con persone con disabilità, cosa che non avevo mai fatto prima. Ho imparato ad avere una vita di coinquiline che è stata davvero una vita insieme, non del tipo che ‘convivi’ semplicemente dormendo nella stessa casa.
Mi è servito per imparare a guardare e a pensare in modo diverso alla disabilità.
Sono venuta a contatto con delle situazioni che altrimenti non avrei mai conosciuto: tramite Alice ho vissuto cosa vuol dire avere il desiderio di essere indipendenti e doverlo contrattare passo per passo anche se ormai non si è più adolescenti. O tramite Aurora cosa vuol dire cercare un lavoro essendo disabile. O che cosa vuol dire il tema della sessualità declinato su persone con disabilità. Sono tutte cose a cui non avevo mai pensato prima. Siamo tutte cresciute attraverso questa esperienza e insieme abbiamo costruito una seconda famiglia.”