Rapporto Kinsey: perché la sessualità umana è fluida e non definibile

Negli anni Quaranta uno scienziato conduceva uno studio sui comportamenti sessuali della popolazione, passato alla storia come Kinsey Report.

Negli anni Quaranta nei puritani Stati Uniti, che consideravano un reato l’adulterio e delittuoso il sesso orale, uno scienziato, Alfred Kinsey, conduceva un monumentale e rivoluzionario studio sui comportamenti sessuali effettivi della popolazione.

Con il suo team, Kinsey ascoltò e raccolse la storia sessuale di 5.300 uomini e 5.940 donne, e pubblicò nel 1948 Il comportamento sessuale dell’uomo e nel 1953 Il comportamento sessuale della donna, meglio conosciuti come Rapporti Kinsey e considerati tra i libri scientifici più influenti e di successo del XX secolo.

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Fotogarafo sconosciuto, c. 1890 (Kinsey Institute Collection).

Tra le sue innumerevoli teorie e scoperte, quella che ancora oggi rimane la più popolare e la più discussa è l’affermazione secondo cui l’orientamento sessuale umano è fluido, cambia nel corso della vita dell’individuo ed evade i limiti e gli assoluti di categorie fisse quali omosessualità ed eterosessualità.

“Il mondo non è diviso in pecore e capre. Non tutte le cose sono bianche o nere. È fondamentale nella tassonomia che la natura raramente ha a che fare con categorie discrete. Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca di forzare i fatti in gabbie distinte. Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto. Prima apprenderemo questo a proposito del comportamento sessuale umano, prima arriveremo ad una profonda comprensione delle realtà del sesso.”
(Kinsey, Il comportamento sessuale dell’uomo, 1948)

Per misurare le tendenze e pulsioni di un individuo in un dato momento della sua vita, evitando di assegnarlo a una delle tre categorie assolute di omosessualità, eterosessualità e bisessualità, Kinsey inventò una scala che passò alla storia come Scala Kinsey. La scala ha sei gradini – da 1, che indica un comportamento esclusivamente eterosessuale, a 6, che indica un comportamento esclusivamente omosessuale – al quale si aggiunge un livello X, a indicare quella che ai giorni nostri viene definita asessualità.

  1. Esclusivamente eterosessuale
  2. Prevalentemente eterosessuale, solo incidentalmente omosessuale
  3. Prevalentemente eterosessuale, ma più che incidentalmente omosessuale
  4. Allo stesso modo eterosessuale e omosessuale
  5. Prevalentemente omosessuale, ma più che incidentalmente eterosessuale
  6. Prevalentemente omosessuale, solo incidentalmente eterosessuale
  7. Esclusivamente omosessuale
  8. Assenza di contatti e reazioni socio-sessuali

La posizione di un individuo sulla scala cambia nel corso della sua vita, e viene determinata a seguito di lunghissime interviste che toccano gli aspetti più profondi dell’intimità e della sessualità. Non c’è, ovviamente, da fidarsi dei test che facilmente si trovano su internet e che promettono di svelare all’utente la sua posizione sulla Scala Kinsey a seguito di 6 domande superficiali e vaghe, con risposte a crocette. Kinsey parlava per ore con i soggetti che intervistava, li metteva a loro agio, iniziava indagando i rapporti con i genitori, chiedeva della prima masturbazione, del primo innamoramento, di tutti i desideri sessuali mai provati, di quando venivano esplicitati e quando invece repressi.

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Pavel Tchelitchew, Men kissing, c. 1940 (Kinsey Institute Collection).

La sua inchiesta, monumentale per i tempi, dimostrò che l’essere umano si può molto raramente considerare esclusivamente eterosessuale o esclusivamente omosessuale: la tendenza più comune è quella alla bisessualità, leggera o accentuata, di pulsioni e atti. Kinsey scoprì, per esempio, che il 46% degli uomini intervistati aveva interagito sessualmente con entrambi i sessi, e che il 37% aveva avuto almeno un’esperienza omosessuale.

Non è difficile immaginare quale scandalo seguì la pubblicazione dei Rapporti negli Stati Uniti che consideravano l’omosessualità un reato da punire con il carcere.

Il comportamento sessuale dell’uomo vendette più di 200mila copie nei primi mesi e fu presto tradotto in otto lingue.

Alfred Kinsey insegnava zoologia all’Università dell’Indiana quando, chiamato a tenere un corso su matrimonio e famiglia, si rese conto della scioccante ignoranza degli studenti in materia sessuale. Fu così che diede inizio agli studi sulla sessualità umana che occuparono tutto il resto della sua vita.

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I Rapporti Kinsey furono finanziati dal National Research Council, della fondazione Rockefeller. Ai primi due libri doveva seguirne un terzo incentrato sullo studio dei comportamenti di colpevoli di reati sessuali, in particolare modo pedofili. L’argomento controverso e l’accusa del direttore dell’FBI, John Edgar Hoover di essere in combutta con i comunisti nell’intento di indebolire e distruggere la gioventù americana — accusa che pare sia seguita al rifiuto di Kinsey di aiutare Hoover a identificare gli omosessuali che lavoravano negli uffici del FBI — portarono il National Research Council a tagliare i fondi e la ricerca non fu mai completata.

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Anonimo, c.1850-1855 (Kinsey Institute Collection).

Le ricerche del dottor Kinsey, soprannominato dalla stampa Dr. Sex, anche se rese in parte obsolete da inchieste molto più recenti, continuano a influenzare il modo in cui la sessualità viene concepita. Nel 1981 il centro di ricerca dell’Università dell’Indiana fu rinominato Kinsey Institute in omaggio al suo fondatore, ed è oggi uno dei più famosi istituti che promuovono la ricerca nel campo della sessualità umana, del genere e della riproduzione.

Prodotto delle ricerche dei suoi scienziati è per esempio la piattaforma web OMGyes, che studia in modo approfondito e inedito le dinamiche del piacere sessuale femminile. Si può contribuire alle ricerche dell’istituto da tutto il mondo tramite l’app Kinsey Reporter, attraverso la quale si può registrare anonimamente qualsiasi tipo di attività sessuale compiuta o osservata, dal flirt all’uso di pornografia al rapporto sessuale vero e proprio. L’app non risulta essere particolarmente attiva in Italia: di 1394 giorni fa l’ultima attività sessuale registrata in centro a Milano.

La Scala Kinsey è la più famosa di circa 200 scale create per misurare e descrivere l’orientamento sessuale, ma ha ovviamente i suoi limiti, a cui vari scienziati nel corso degli anni hanno cercato di porre rimedio.

Ci sono scale, per esempio, che misurano i comportamenti omosessuali assegnando loro un punteggio che va da 1 a 14 e diverse misure a seconda del genere, della mascolinità, della femminilità e della transessualità. Tra i vari tentativi di definire qualcosa di estremamente difficile da definire — come la sessualità umana — spicca, oltre alla scala Kinsey, il grafico bidimensionale proposto da Michael Storms nel 1980, che fa uso di un asse X e un asse Y e tiene conto in modo esplicito dell’asessualità e dell’espressione simultanea di tendenze omo ed etero-erotiche. Esiste poi la Griglia dell’Orientamento Sessuale di Klein (Klein Sexual Orientation Grid), che tiene conto di sette variabili e tre situazioni temporali, passato, presente e ideale.

Recentemente, poi, la rivista scientifica Psychological Science ha pubblicato una ricerca della Washington State University che vuole smentire l’ormai ben radicata idea di una sessualità fluida e variabile, così come la descrisse Kinsey e dopo di lui molti altri. La ricerca, tramite lo studio di 33mila adulti americani di ambo i sessi, ha decretato la presenza di una netta linea di demarcazione tra persone eterosessuali e persone non eterosessuali. Le categorie ben distinte tra loro, abolite dai Rapporti Kinsey, andrebbero insomma ristabilite con le dovute precisazioni. Guardando ai grandi numeri, gli adulti si dividono in modo netto in eterosessuali e non eterosessuali. All’interno delle due macro-categorie esiste tuttavia fluidità e si possono notare gradi maggiori o minori di attrazione verso persone dello stesso sesso. Tuttavia, arriva un momento nella vita di una persona in cui questa si stabilisce in una delle due macro-categorie, per quale ragione ancora non è dato sapere.


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