grab via Facebook / Giorgia Meloni
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Ieri è emerso con maggiore chiarezza che, nonostante la sconfitta non fosse esattamente di proporzioni bibliche, la destra di governo l’ha presa ancora peggio del previsto: in un video allucinato, Giorgia Meloni si è scagliata contro “l’opposizione che usa toni da guerra civile,” che a suo dire “evoca per noi piazzale Loreto, in pratica io dovrei essere massacrata e appesa a testa in giù.” L’obiettivo del video, a dire il vero, era l’autonomia differenziata: Meloni ha cercato di difendere la riforma da un punto di vista fascista di destra sociale, un’operazione difficile per chi ha fatto del centralismo gerarchico il proprio storico ideale di governo. Secondo Meloni, “non si parla di togliere a una Regione per dare a un’altra ma di togliere dallo Stato per dare alle Regioni virtuose, sia che esse siano al Nord sia che siano al Sud. L’autonomia è stata prevista per responsabilizzare le Regioni: non è vero che va contro una parte dell’Italia, le differenze non derivano dall’autonomia, ma dalle differenze tra quelle gestite meglio e quelle peggio.”
Meloni in realtà aveva prodotto questo video anche con l’idea di commentare le trattative per la prossima Commissione europea, sulle quali nutriva grandi aspettative ma che sembra non stiano andando come previsto. Meloni sarebbe pronta ad astenersi alla votazione, anche se dovesse essere nominato il suo fedelissimo Raffaele Fitto a vicepresidente con delega al Pnrr. La rabbia di Meloni arriva come reazione alle notizie di ieri, secondo le quali ci sarebbe sostanzialmente un accordo per la conferma di von der Leyen alla guida della commissione, con l’ex premier socialista portoghese Antonio Costa alla testa del Consiglio e la lib Kaja Kallas come Alta rappresentante per la politica estera. Insomma, una riedizione della coalizione di larga intesa che da decenni controlla l’Europarlamento, lasciando fuori il suo gruppo Ecr, nonostante le porte lasciate aperte in una prima fase. Meloni avrebbe voluto più “rispetto per un paese fondatore dell’Unione,” e la situazione è tale che il sostegno di Ecr a von der Leyen non sarebbe più scontato.
Sempre su questo clima di vittimismo, altri esponenti della maggioranza oltre a La Russa hanno sostenuto la proposta di abolire il doppio turno alle amministrative e, verosimilmente, di non proporlo nella riforma sul premierato in cantiere. In pratica alla destra va bene una legge elettorale che dia un premio di maggioranza enorme senza il contrappeso del ballottaggio, a cui teme di perdere. La segretaria del Pd Schlein ha risposto che “non è che quando si perde si aboliscono le elezioni, non è colpa degli elettori se la destra ha perso.” Il Pd e il centrosinistra si dedicano alla costruzione di un’alleanza sistemica, anche se a chi le chiedeva la convocazioni di tavoli ha risposto che “non ho mai creduto che le coalizioni si costruiscono chiusi in una stanza. Per me si costruiscono alla luce del sole, sulle battaglie in cui crediamo.” La festa nazionale dell’Anpi a Bologna, in ogni caso, verrà prolungata di un giorno per dare spazio a un evento chiamato “L’unità democratica per la difesa della Costituzione,” a cui parteciperanno, di fianco al presidente Anpi Gianfranco Pagliarulo, Schlein, Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli (Avs), Riccardo Magi (+Europa) e Maurizio Acerbo (Prc).