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foto via Facebook, Charlotte Rosa Dick

I giovani del Partito Social-Democratico Tedesco (SPD) sono in rivolta contro i senatori del partito e rifiutano a gran voce l’alleanza con la CDU. Perché? Intervista a Charlotte Rosa Dick, ex-vicepresidente dell’esecutivo federale della Jusos, la giovanile dell’SPD.

Il quattro marzo nella coscienza collettiva italiana è indissolubilmente legata ad un avvenimento: le elezioni nazionali che inaugureranno la diciottesima legislatura della Repubblica Italiana. All’estero, in Europa come Oltreoceano, la preoccupazione per il risultato elettorale è palpabile, tuttavia, il risultato di questa tornata elettorale italiana non è l’unico avvenimento che avrà sensibili conseguenze sugli equilibri europei.

In Germania le elezioni si sono tenute a settembre 2017, ma non hanno prodotto un chiaro vincitore. Da allora, Angela Merkel sta tentando di trovare i numeri per un governo con piena maggioranza. Sembrava aver trovato un alleato in Martin Schulz (sì, quello che Silvio Berlusconi aveva proposto per il ruolo di kapò), candidato premier del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) che, nonostante a novembre, ad elezioni ormai concluse, avesse fermamente escluso la possibilità della GroKo, si era in seguito dichiarato disposto a riproporre un governo di coalizione tra CDU/CSU e SPD.

Quest’alleanza, che aveva già caratterizzato la scorsa legislatura tedesca, è particolarmente invisa alla base dell’SPD al punto che questa si è rivoltata contro il suo presidente federale e- insieme ad alcuni esponenti di spicco del partito che hanno colto l’occasione per sfogare antipatie personali– lo ha costretto alle dimissioni, nonostante avesse raggiunto un patto di governo particolarmente vantaggioso per il Partito Socialdemocratico Tedesco.

Fino al due marzo, per i tesserati dell’SPD è stato possibile esprimere il loro favore o la loro contrarietà alla cosiddetta GroKo (Große Koalition, che letteralmente significa “grande coalizione”) rispondendo a un quesito molto chiaro:

[Ritiene che] il Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) debba concludere il contratto di coalizione, che è stato discusso nel febbraio 2018, con l’Unione Cristiano-Democratica (CDU) e con l’Unione Cristiano-Sociale (CSU)?

A questo referendum ha potuto partecipare chi era iscritto al registro degli ammessi che “è stato chiuso conteggiando le tessere registrate fino al 6 febbraio” e si sono chiuse il 2 marzo. I risultati saranno resi noti il 4 marzo e se a votare saranno almeno il 20% – evenienza molto probabile – dei 463.723 il risultato sarà vincolante per la dirigenza dell’SPD.

Mentre nei quadri superiori del partito il “no” alla GroKo è sembrato più un accoltellamento politico di un presidente federale che undici mesi fa aveva guadagnato un consenso plebiscitario, a esprimere convintamente una posizione contraria alla coalizione con l’Unione Cristiano-Democratica di Angela Merkel è stata fin da subito la  Comunità di lavoro delle Giovani Socialiste e dei Giovani Socialisti (Jusos) — l’organizzazione giovanile dell’SPD, paragonabile in Italia ai Giovani Democratici. Kevin Kühnert, leader degli Jusos, è assurto  agli onori delle cronache per aver condotto un’aspra campagna a favore del “no” alla Große Koalition, arrivando a mostrare il dito medio ai dirigenti della CDU che, scettici sulla riuscita della sua campagna, lo hanno soprannominato “der niedlicher Kevin” (“niedlich” ha una sfumatura a metà tra tenero e pietoso).

Le accuse che sono state rivolte alla Jusos sia da appartenenti alla destra sia da appartenenti alla sinistra tedesca sono state di non aver alcun progetto politico alternativo alla coalizione con la CDU e di aver spinto più giovani possibili a tesserarsi alla SPD con il solo scopo di votare al referendum, riempiendo così le fila del partito di “militanti ad hoc.”

Per capirne di più abbiamo intervistato Charlotte Rosa Dick, ex vice-presidente  dell’esecutivo federale della Jusos e attuale vice presidente della IUSY, l’organizzazione giovanile dell’Internazionale Socialista.

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Se dovesse vincere il “no” quale scenario immagina la Jusos per il giorno seguente? Nuove elezioni? Una coalizione Kenya? Un governo di minoranza?

Un “Nein” alla Große Koalition non significa che ci saranno automaticamente nuove elezioni. Il presidente federale (il capo di stato tedesco, ruolo attualmente ricoperto da Frank Walter Steinmeier, membro dell’SPD, ndr) ha il diritto di proporre un suo candidato al ruolo di cancelliere. Può indire nuove elezioni con una maggioranza semplice solo dal terzo scrutinio in poi. Se un candidato ottenesse una maggioranza prima, si formerebbe un governo di minoranza. Questo governo di minoranza dovrebbe sostenersi su maggioranze che variano dipendentemente dalle diverse iniziative legislative. Se l’SPD rimanesse all’opposizione e non entrasse nel governo, potremmo ristabilire il bipolarismo.

“Un no alla GroKo è un sì al cambiamento politico!” è uno degli slogan di Kevin Kühnert. Un cambiamento politico sarebbe davvero impossibile se l’SPD prendesse parte alla coalizione con la CDU?

Dal 1998 ad oggi, l’SPD ha perso la metà dei suoi elettori, il che indica chiaramente una grande perdita di fiducia e di di credibilità. Decisioni politiche sbagliate e una difficoltà nello smarcarsi dalla CDU/CSU sono le ragioni di questa crollo nel numero di elettori. Per l’SPD è necessario riconquistare la sua credibilità agli occhi dei propri elettori e questo, dal mio punto di vista, è impossibile in seno alla Große Koalition.

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Lo stesso giorno in cui saranno resi noti i risultati del referendum sulla GroKo si terranno le elezioni politiche italiane. Un tema molto dibattuto è se votare o meno il nostro partito socialdemocratico, il Partito Democratico, che negli ultimi anni ha adottato politiche sempre meno convincenti per un elettore di sinistra. Mi sembra che sia una questione paragonabile a quello che si sono dovuti porre gli elettori dell’SPD a settembre. Cosa consiglierebbe agli elettori italiani?

In realtà, c’è un’altra lista, oltre al Partito Democratico, che fa parte del Partito Socialista Europeo  (PES) e il membro italiano della nostra associazione internazionale, Elisa Gambardella è candidata in quel partito (l’intervistata si riferisce a Insieme, la lista di ispirazione ulivista che unisce Psi, Verdi e Area civica e, insieme a Più Europa e al Pd, costituisce la coalizione di centrosinistra, ndr). La lista ha un programma che si concentra su temi sociali, ambientali e di sostenibilità economica. Gli stessi principi per cui si batte la Jusos. A me pare che il centro-sinistra guidato dal PD sia più variegato di come lo descrivi tu ed è l’unica coalizione europeista che prende parte alle elezioni italiane. Per questo motivo penso che da voi la decisione su chi votare sia semplice , nonostante si debba comprendere la frustrazione che porta alcuni a votare il Movimento Cinque Stelle. Va trovata una risposta ad un’intera generazione frustrata dalla politica.

L’SPD è al 15.5%, il  Partito Democratico è attorno al 20%, il Partie Socialiste è attorno al 6%  e anche lo spagnolo PSOE non sembra al massimo della forma. I partiti socialisti sono ancora rilevanti nella politica europea?

Per come la vedo io, i partiti socialisti europei si sono scordati  di sviluppare alternative alle politiche neoliberiste. I giovani sono colpiti dalla disoccupazione oppure da un’occupazione precaria e dalla privatizzazione del sistema sanitario. Io sono convinta che i partiti socialisti siano necessari, ma si deve ricominciare ad affrontare le questioni sociali e a prendere sul serio le paure delle persone.

Martin Schulz è diventato leader dell’SPD solo un anno fa con un plebiscito assoluto. Il dissenso nei suoi confronti nasce solo dal fatto che abbia preso in considerazione la possibilità di formare la GroKo?

Martin Schulz è stato eletto come presidente federale dal congresso della SPD un anno fa e da marzo 2017 sono cambiate tantissime cose. Io sono convinta che per l’SPD sarebbe meglio concentrarsi sui contenuti piuttosto che sulle personalità politiche. Sono anche poco interessata a esprimere la mia soddisfazione sulla nomina di Andrea Nahles; a chi sarà il prossimo leader ci penseremo al congresso della SPD, ma, ripeto: non è un punto focale chi sia il leader, lo è quali saranno le scelte politiche adottate.

Cosa farà la Jusos se vincerà il sì?

Anche se l’SPD dovesse entrare a far parte della coalizione, questa non sarebbe una buona ragione per arrendersi. Voglio un rinnovamento del partito, il che significa che, nel caso di una GroKo, la Jusos sarà necessaria come voce critica. Per me l’aspetto più importante rimane che l’SPD presenti proposte politiche di alto livello.

Il Ministero delle Finanze, il Ministero della Famiglia, il Ministero degli Esteri, il Ministero della Giustizia, il Ministero alle Politiche ambientali e il Ministero del Lavoro non sono sufficienti per stabilire la direzione di un governo?

Non nego che gli accordi di coalizione porterebbero grandi miglioramenti rispetto alla scorsa coalizione. L’SPD non ha negoziato male. Tuttavia, mancano ancora le giuste risposte ai grandi problemi del nostro tempo: riforme pensate sul lungo periodo, che sono particolarmente importanti per i giovani, continuano ad essere rinviate e questa non è una cosa che può essere cambiata dal modo in cui vengono spartiti i ministeri chiave.

I membri che hanno tra i quattordici e i quarant’anni sono solo il 15% del totale. I membri più anziani condividono le posizioni della Jusos?

Non importa se giovani o vecchi, molti membri della SPD sono preoccupati dal futuro della socialdemocrazia. Il rifiuto della coalizione con la CDU/CSU non è una questione generazionale, anche membri più anziani della SPD condividono il criticismo alla GroKo. Dopodomani vedremo cosa avranno deciso i membri dell’SPD.


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