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L’8 dicembre 1943 nasceva a Melbourne, in Florida, Jim Morrison — il Re Lucertola, Mr. Mojo Risin, il Dioniso degli anni Sessanta, il poeta maledetto e band leader dei Doors.

Il gruppo, fondato da Morrison, Ray Manzarek, Robby Krieger e John Densmore, è presente su Spotify con tutti i dieci album pubblicati, da The Doors a An American Prayer, e conta un discreto seguito sulla piattaforma: 1 milione di follower e una media di 3 milioni di ascolti mensili (nulla in confronto ai 35 milioni di ascolti per Drake, ma oh, è il 2016).

Non tutti però sono a conoscenza del profilo dedicato esclusivamente all’artista, in cui è possibile ascoltare due ricchissime raccolte di interviste tenute dal cantante durante il periodo di massima con i Doors. I due album The Complete Lost Interview Series – Featuring Jim Morrison e The Ultimate Collected Spoken Words 1967-1970 contengono estratti da differenti interviste in cui Jim Morrison si esprime sui temi più vari: dal ruolo della sua arte nella società ai suoi problemi con la legge, dalla reincarnazione ai suoi rapporti con le interviste.

La prima raccolta contiene le registrazioni della conversazione tra Salli Stevenson e Jim Morrison il 13 ottobre 1970 (un anno prima della morte del cantante) presso l’ufficio della band a West Hollywood. L’album contiene le ultime dichiarazioni pubbliche di Jim Morrison ed è considerato uno dei racconti più intimi e introspettivi sul pensiero del cantante.

Nella pubblicazione americana, l’album era diviso in due volumi, poi accorpati per l’edizione rimasterizzata. Il primo volume, accorpato all’intervista della Stevenson, comprende due importanti interviste tenute con la band al completo presso l’Università di New York e la Canadian Broadcasting Corporation — rispettivamente nel 1967 e nel 1970. La cosa più interessante è ascoltare il cambiamento che si percepisce nel passaggio dei quattro anni, in cui i Doors dominarono la scena musicale e culturale dei Sixties.

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Memorabile l’introduzione di Tony Thompson, speaker della CBC, con una domanda tipica di quell’epoca: “Jim, what do young people worship today? What do they believe? What do they hang on to, what they hope for?”. (Jim, cosa seguono i giovani d’oggi? A cosa credono? A cosa si aggrappano, quali sono le loro speranze?)

L’album continua con spezzoni più frammentati e meno unitari, composti da domande mirate e risposte altrettanto brevi. È proprio in questi brani che si svela il fascino allucinatorio di Jim Morrison, in grado di trasformare un’intervista in poesia. “Well love is an handful of devices we have to avoid the void, so to speak” (Beh, l’amore è una manciata di strumenti che abbiamo per evitare il vuoto).

Dopo una sezione di più tracce dedicata al suo rapporto con la legge e con gli altri gruppi rock, la conversazione si fa metacomunicativa. Jim inizia a discutere sul rapporto con le interviste. “I like interviews because a lot of times it’s similar to answering questions on a witness stand, it’s that strange area where you try to pin down something that happen in the past and try to honestly think about what you were thinking […] it’s a crucial mental exercise, it gives you a chance to confront your mind with question, that to me it’s what art is about”

Mi piacciono le interviste perché molto spesso è come rispondere alle domande durante un processo, è una strana area in cui cerchi di rintracciare ciò che è successo nel passato e cercare onestamente di pensare a quello che pensavi […] è un esercizio mentale cruciale, ti da la possibilità di confrontare la tua mente con delle domande, che per me è ciò di cui è fatta l’arte

Il secondo album, intitolato The Ultimate Collected Spoken Words 1967-1970 è invece una raccolta più densa, composta da due volumi, con tre tracce l’uno.

L’album è la scoperta del Jim Morrison più autentico, scomposto e poeticamente delirante — la traccia Stoned! But Articulate esprime il carattere della raccolta. A differenza del primo album in cui era possibile percepire la distanza tra intervistatore e intervistato, in The Ultimate Spoken Words Jim Morrison sembra prendere il controllo della registrazione, raccontandosi attraverso monologhi lirici e allucinati.

“My name is Jim of The Doors, and it’ll be a lot of fun” (Sono Jim Morrison dei Doors, e ci divertiremo molto)

Se volete riscoprire una delle icone dell’era hippie, questi due album sono il perfetto punto di partenza. Buon ascolto.