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Per ora, e fino all’effettiva uscita dall’Ue, al cittadino in possesso di passaporto britannico è permesso l’ingresso in 157 Stati senza bisogno di ottenere un visto, fatto che pone la Gran Bretagna attualmente nella seconda fascia dell’ultima classifica dei passaporti, dopo Germania e Svezia: la “Powers Ranks” della Arton Capital – società finanziaria specializzata nell’aiutare facoltosi individui ad ottenere più cittadinanze – è la classifica stilata in base a quanti Paesi i titolari in questione possono visitare senza bisogno di visto.

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Com’era prevedibile, tra i possibili cambiamenti derivanti dalla Brexit si ipotizza ora una restrizione per quanto riguarda la circolazione dei cittadini britannici all’interno dell’Unione: secondo i calcoli, il numero di Paesi visitabili con passaporto UK scenderebbe a 123, posizionando la Gran Bretagna subito dopo il Messico. Di qui la frenesia che all’indomani degli esiti del referendum ha portato al picco di ricerca per “getting an Irish passport” nei dati di Google UK.

Pare dunque evidente che gli inglesi non vogliano rinunciare alla possibilità di circolare liberamente entro i Paesi Ue. Tuttavia, le conseguenze della decisione presa lo scorso giovedì dipenderanno dai negoziati tra Londra e Bruxelles, dove i membri dell’EP si dicono per ora fermamente convinti nel non cedere su altre concessioni al Regno Unito. Allo stesso tempo, nella capitale britannica si ventila già una proposta di indipendenza dalla Corona per la città di Khan, sostenuta anche dal neo-sindaco.

Sta di fatto che i fortunati cittadini britannici con genitori irlandesi avranno il diritto di detenere anche il passaporto irlandese – quelli con nonni irlandesi avranno la possibilità di farne richiesta.
Inoltre, chiunque sia nato prima del 2005 in Irlanda del Nord – unica parte di Regno Unito che condivide una frontiera terrestre con un Paese membro dell’Unione – avrà pieno diritto di cittadinanza irlandese, mentre ci saranno alcune restrizioni per i nati dopo tale data.

Negli ultimi giorni, il flusso di applications e richieste di chiarimenti si è fatto sempre più intenso, tanto che è rapidamente apparsa una nuova sezione Q&A sul sito degli Affari Esteri irlandese.