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I rapporti tra Unione europea e AstraZeneca sono a un passo dalla rottura, e i dubbi sull’efficacia del vaccino per le persone con più di 65 anni costringerà a riorganizzare la somministrazione. Come ha fatto ad andare tutto così storto? E cosa si può fare per migliorare la situazione?

Dopo giorni di controversie, sembra che il quotidiano tedesco Handelsblatt avesse almeno parzialmente ragione. In una bozza pubblicata dal ministero della Salute tedesco si legge che la Stiko, il comitato permanente per i vaccini dell’Istituto Robert Koch, ha intenzione di consigliare l’uso del vaccino di AstraZeneca solo per le persone tra i 18 e i 64 anni, perché il campione di persone con più di 65 anni su cui è stato testato sarebbe “statisticamente non significativo.” L’azienda anglosvedese sostiene di aver esteso i propri test sulle persone meno giovani, e di aver consegnato questi dati all’EMA, che dovrebbe pubblicarli “nei prossimi giorni,” presumibilmente in seguito alla propria indicazione sull’uso, che dovrebbe arrivare oggi. Una volta che l’opinione dell’EMA sarà pubblica, a sua volta la Stiko dovrebbe ufficializzare la regolamentazione. Poche ore dopo, sui media italiani è trapelato che anche l’Aifa sarebbe intenzionata a porre lo stesso limite, anche se non fosse presente nelle carte europee. La decisione, se confermata, costringerà inevitabilmente gli stati a rivedere la propria campagna vaccinale, presumibilmente anticipando le vaccinazioni di persone in età lavorativa che svolgono mansioni esposte al virus in questa prima fase, riservando i vaccini di Pfizer/BioNTech e Moderna alla popolazione più anziana.

La notizia ha ovviamente scosso il Regno Unito, dove il vaccino è stato autorizzato per tutte le età. Parlando con la stampa durante una visita in Scozia, Boris Johnson ha difeso la decisione dell’agenzia del farmaco britannica, la MHRA, dicendo che “le nostre autorità hanno dimostrato chiaramente che il vaccino Oxford/AstraZeneca è molto buono ed efficace (…) e garantisce una buona risposta immunitaria in tutte le fasce di età.” Ma per stessa ammissione dell’autorità britannica, all’interno della coorte di persone con più di 65 anni dei test presentati da AstraZeneca, sono elencati solo 10 casi in totale di Covid–19: due tra chi aveva ricevuto il vaccino, e otto tra chi aveva ricevuto il placebo — numeri bassissimi, dovuti al fatto che il vaccino è stato testato in grande maggioranza su pazienti più giovani. L’agenzia britannica ha dato il proprio via libera, anche di fronte a questi numeri microscopici, perché negli esami del sangue delle persone meno giovani era possibile osservare una buona reazione immunitaria, e nessuno di coloro a cui è stato dato il vaccino è stato ospedalizzato per Covid e ha perso la vita.

Durante la giornata di oggi, dopo la registrazione del podcast, è stato finalmente pubblicato, da AstraZeneca su indicazione della Commissione, una versione pesantemente redatta del contratto con l’Unione europea. Tra le informazioni coperte di nero: i costi e i volumi delle consegne previste. Ad oggi una soluzione al taglio della produzione, dovuto a problemi di resi in un singolo stabilimento in Belgio, non è all’orizzonte. Di fronte alla differenza di trattamento tra Regno Unito e Unione europea, la Commissione oggi ha adottato la regolamentazione che permetterà ai singoli stati di controllare l’export di vaccini: una violentissima arma commerciale e sanitaria, con cui la Germania potrebbe fare pressione contro il Regno Unito, minacciando maggiore burocrazia, o addirittura un blocco, dell’export del vaccino di BioNTech, prodotto solo in Europa.

Nelle ultime ore, inoltre, Moderna ha annunciato un taglio delle proprie — già molto contenute — spedizioni all’Italia. Non sono ancora note le ragioni e gli sviluppi di questo ulteriore taglio alle risorse vaccinali disponibili per il paese.

Show notes

In questa puntata sono con voi: Stefano Colombo @stefthesube Alessandro Massone @amassone. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.

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