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Nell’ultima puntata di TITANO ROSSO si consumano i fatti di Rovereta: a San Marino ci sono due governi, uno socialcomunista, e uno “temporaneo,” che organizza il colpo di stato da un capannone industriale. Poi, il 4 ottobre, fuori dalla città arrivano due carri armati italiani

È il primo ottobre del 1957 e a San Marino ci sono due governi. Uno  socialcomunista, con sede sul monte Titano, nel cuore delle Repubblica, appoggiato dai funzionari pubblici e difeso da una milizia volontaria.

L’altro invece ha sede nella piana che porta verso l’Adriatico, ed è l’espressione della nuova maggioranza, creata dai democristiani comandati da Bigi e da alcuni fuoriusciti socialisti. Dai detrattori è chiamato il governo del capannone, perché occupa un capannone industriale in costruzione.

Siamo ormai alla resa dei conti dei cosiddetti “fatti di Rovereta,” l’intrigo internazionale grazie a cui la Democrazia Cristiana sammarinese è riuscita a mettere le mani sul potere nella piccola repubblica. San Marino è assediata: Il 4 ottobre appaiono addirittura due carri armati italiani nelle vie di accesso alla repubblica.

Il 7 ottobre il governo italiano impedisce l’ingresso a San Marino degli autocarri che trasportano generi alimentari e gasolio. Ancora nessuno spargimento di sangue, ma solo un continuo e ripetitivo blocco di risorse centellinato, giorno per giorno. Un blocco a cui, per la piccola repubblica, è difficile resistere.

Testi di Peter Kleckner
con Laura Salvi e Peter Kleckner
registrazione Federico Cuscunà
produzione di Federico Cuscunà e Stefano Colombo

in copertina, un golpista armato dell’autoproclamato “governo provvisorio”

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