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148: Lo sciopero generale non basta a riportare il governo Draghi sulla Terra

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Il successo di una mobilitazione organizzata in nove giorni dimostra la distanza tra il paese reale e i partiti della maggioranza, che insieme al presidente del Consiglio hanno deciso di ignorare le ragioni dello sciopero e tirare avanti

 

Secondo Cgil e Uil, lo sciopero generale ha avuto alte percentuali di adesione, con una media attorno all’85%. “Per noi questa non è la fine di un ciclo di manifestazioni, per noi è l’inizio perché non rinunciamo all’idea di una riforma delle pensioni, del fisco e della lotta alla precarietà. Ora ancora con più forza. Le piazze di oggi ci dicono che non siamo isolati,” ha detto Maurizio Landini a una piazza del Popolo piena di bandiere rosse e blu. Anche a Milano piazza Sempione si è riempita di circa 20 mila persone provenienti da tutto il Nord Italia.

Lo sciopero arriva dopo lo strappo da parte dei partiti di destra della coalizione, che hanno costretto l’esecutivo a non rispettare gli impegni che Draghi personalmente aveva preso con i sindacati. Questa situazione, che dovrebbe essere di grande tensione politica, è stata minimizzata dai media, che ieri hanno largamente ignorato lo sciopero, e apparentemente ignorata dal presidente del Consiglio, che sembra sostanzialmente disinteressato dagli eventi che lo circondano, anche quando lo riguardano direttamente.

 

Ieri Draghi era impegnato con il Consiglio europeo, e nella replica delle comunicazioni di due giorni fa al Senato si è limitato a dire che non c’è stata nessuna “volontà punitiva” nei confronti dei sindacati, ma volontà di “colloquio, confronto, ascolto.” Per l’approvazione della manovra però il tempo stringe, gli emendamenti del governo ancora non sono stati presentati e l’unico tavolo di confronto con i sindacati è stato convocato per il 20 dicembre — e solo sulle pensioni: non ci sono all’orizzonte, al momento, interventi sul fisco per venire incontro alle richieste dei lavoratori che ieri hanno incrociato le braccia.

 

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