in copertina, foto via Facebook
Un gruppo di volontari italiani e libanesi ha organizzato una raccolta fondi che sarà ospitata in diversi spazi milanesi tra ottobre e novembre, con cene benefit, proiezioni e dj set
L’esplosione che lo scorso 4 agosto ha devastato il porto di Beirut e gran parte dei quartieri limitrofi ha colpito il Libano in un momento di profonda crisi: una crisi innanzitutto economica e politica, che nel corso dell’anno precedente aveva portato in piazza decine di migliaia di persone per protestare contro la corruzione della politica, l’economia stagnante e la disoccupazione. Il disastro del porto è stata vista da molti come la goccia che ha fatto traboccare il vaso e il simbolo più drammatico ed evidente del fallimento della classe politica libanese. La rabbia dei cittadini, tornati in strada a protestare subito dopo l’esplosione, ha costretto alle dimissioni il governo di Hassan Diab — nato faticosamente poco più di sei mesi prima — e ha innescato una nuova spirale di impasse politica il cui esito, tra settarismo interno e ingerenze neocoloniali francesi, è ancora incerto.
Nel frattempo, la capitale sta affrontando la difficile fase della ricostruzione. L’esplosione ha causato almeno 203 morti, migliaia di feriti, centinaia di migliaia di sfollati, e danni per diversi miliardi di dollari. La distruzione del porto — punto d’approdo strategico per un paese che dipende in gran parte dalle importazioni estere — ha aggravato una situazione economica già disastrosa, a cui si sommano le conseguenze della pandemia, che anche in Libano in queste settimane sta registrando una preoccupante recrudescenza.
In questo scenario difficile, molte organizzazioni non governative si sono attivate per aiutare la ricostruzione, raccogliendo fondi e spendendosi in prima persona con i propri volontari. Anche le comunità dei libanesi all’estero si sono subito impegnate in una gara di solidarietà: l’ong Impact Lebanon, ad esempio, è riuscita a raccogliere più di 8 milioni di dollari lanciando una campagna di donazioni che ha trovato il supporto di celebrità globali come Rihanna e Bella Hadid. Tra le organizzazioni locali che hanno beneficiato dei fondi raccolti da Impact Lebanon c’è Arc-En-Ciel, una delle prime ong ad attivarsi in prima linea dopo la tragedia del 4 agosto.
A lei andranno anche le donazioni raccolte attraverso la piattaforma GoFundMe da Milano per Beirut, una nuova iniziativa di solidarietà che si articolerà lungo una serie di eventi tra ottobre e novembre. Si parte questo venerdì a Ri-Make, con una cena libanese e la proiezione del film L’insulto del regista libanese Ziad Doueiri (per partecipare bisogna prenotarsi via email entro la mezzanotte di oggi, per ovvie ragioni di sicurezza sanitaria), e si proseguirà nelle prossime settimane con un calendario di serate che coinvolgeranno spazi come Lato B, Anarres e Rob De Matt.
L’idea di Milano per Beirut è nata da Jessica Akl, italo-libanese cresciuta in Italia ma ora stabilitasi a Beirut, che ha mobilitato le proprie conoscenze in Italia e in Libano per organizzare una squadra di volontari e coordinare l’iniziativa. “Ho deciso che volevo attivarmi utilizzando le risorse che avevo qui a Milano, dove tra l’altro ero in vacanza quando c’è stata l’esplosione, per provare a fare qualcosa,” spiega Akl. “Il periodo purtroppo è quello che è, e non è stato facile organizzare tutto.” Il primo passo è stato contattare tre fotografi di Beirut, Mohamad Ataya, Nader Bahsoun e Kassim Dabaji, che hanno messo a disposizione i propri lavori per chi farà una donazione. Si tratta per la maggior parte di scatti che raccontano i mesi delle grandi manifestazioni di piazza, ma c’è anche qualche foto che racconta i danni dell’esplosione. “In Libano in questo momento, a livello personale, percepisco una profonda inquietudine,” racconta Akl. “È veramente una corsa al baratro: tantissimi si sono già spostati o si stanno mobilitando per lasciare il paese, cosa che comunque non è così facile.”
L’iniziativa è stata costruita anche grazie all’appoggio di Alternative Tour Beirut, un gruppo di ragazzi che organizzano dei tour alternativi della città, cercando di offrire una narrazione fuori dagli schemi e demitizzata. “Mi hanno aiutato anche a trovare dei contatti qui a Milano, dove la comunità libanese non è molto coesa — alla fine però sono riuscita a costruire una piccola squadra di italiani e libanesi.”
Gli eventi, che servono da punto d’appoggio per la raccolta fondi e per raggiungere un pubblico più ampio, prevedono diverse attività: cene o pranzi libanesi, dj set e proiezioni di film e documentari. Il calendario completo è ancora da definire, anche per via dell’ultimo Dpcm che potrebbe costringere a rivedere l’articolazione delle varie serate. La raccolta fondi su GoFundMe, in ogni caso, è sempre attiva.
Per tutte le informazioni, seguite Milano per Beirut su Facebook e Instagram.