Quelle chechiamiamo stelle cadenti in realtà non sono né stelle né cadenti, ma fasci meteorici che muoiono.
In questo periodo dell’anno, dal 10 al 20 agosto, sono osservabili le Perseidi: il nome deriva dal fatto che il fascio meteorico a occhio nudo sembra nascere dalla costellazione di Perseo.
Con sciame meteorico si intende la caduta di un numero maggiore di 10 meteore all’ora, meteore che si creano quando la Terra entra nell’orbita di una cometa: i detriti lasciati dalla cometa, frammenti di roccia chiamati meteoroidi, entrano a contatto con l’atmosfera creando attrito con l’atmosfera e quindi un fascio luminoso. La cometa che ha dato origine alle stelle cadenti che noi oggi vediamo ad agosto è la Swift-Tuttle che ha attraversato il perielio nel 1992 l’ultima volta e la prossima volta nel 2126. Il primo a collegare sciami meteorici e comete fu l’astronomo italiano Giovanni Virginio Schiapparelli in “Note e riflessioni intorno alla teoria astronomica delle stelle cadenti” del 1867.
Attualmente gli studiosi elencano più di 200 comete che provocano svariate “piogge” nel corso dell’anno: quella delle Perseidi ad agosto quella delle Leonidi a novembre. Di minore importanza sono invece le Geminidi e le Quadrantidi.
La natura del fenomeno era legata in precedenza a convinzioni radicalmente diverse dalle certezze che ci dà oggi la scienza. Nell’antica Roma, come riporta Plutarco nel De cupiditate divitiarum, lo sciame luminoso faceva parte delle credenze legate al dio Priapo, il dio della fertilità e le stelle cadenti erano lo sperma del dio che fecondava i campi.
Anche nell’antica Grecia il periodo in cui noi oggi guardiamo le stelle cadenti era collegato alle falloforie, processioni in cui venivano trasportati enormi falli in onore delle divinità della fecondazione festeggiate anche nelle tradizioni successive nello stesso periodo. La brusca transizione dal culto pagano a quello cristiano ha cancellato la tradizione precedente — mantenendo solo una assonanza nel nome della controparte femminile di Priapo, Larentia e San Lorenzo.
Lorenzo è uno dei sette diaconi di Roma messo a morte in seguito a un editto emanato dall’imperatore Valeriano nel 258: il martirio di San Lorenzo si svolse nelle catacombe di Pretestato il 10 agosto dello stesso anno e la leggenda vuole che le stelle cadenti siano proprio le lacrime che il santo ha versato durante il martirio.
Ma perché si esprimono i desideri?
Neanche nelle antiche tradizioni asiatiche la notte del 10 agosto era notte di desideri, anzi, le stelle cadenti erano il simbolo del pianto di divinità che prevedevano imminenti sciagure.
Il pianto della Terra è quello che Pascoli collega al lutto per la perdita del padre avvenuta il 10 agosto 1867 e a cui dedica la poesia X agosto.
Ogni epoca e ogni popolo ha reagito in modo diverso al mistero che la natura gli poneva davanti, dai culti per la fecondità a specifiche leggende, ma nessun popolo parla di desideri da esprimere nella notte. L’unica spiegazione è strettamente legata al significato etimologico del termine de-siderio, de sidereum “mancanza di stelle.” Nel senso di “avvertire la mancanza delle stelle, cioè dei segni augurali,” e dunque in senso contrario desiderare qualcosa in seguito a un sentimento di mancanza.
Quanto sono pericolose?
Sulla Terra non possono rappresentare un pericolo, ma i micro frammenti in caduta potrebbero danneggiare o distruggere tecnologie umane in orbita. Infatti, proprio una pioggia di Perseidi ha causato la perdita del satellite per comunicazioni Olympus, lanciato dall’Agenzia Spaziale Europea e distrutto nel 1993.