Esce oggi Infedele, terzo disco di Colapesce in perfetta regola con la scansione temporale dei precedenti: 2013 Un meraviglioso declino, 2015 Egomostro e appunto Infedele.
A differenza degli altri questo è un disco decisamente più contratto, solo otto tracce che non sono però sintomo di una mancata vena compositiva, anzi. Vi è un senso di densità che permea tutto il disco, come se tutto fosse compresso, nonostante una durata media dei pezzi superiore al solito.
In Infedele c’è davvero molto, soprattutto a livello musicale. È proprio il livello musicale quello in cui sono stati concentrati gli sforzi maggiori, negli arrangiamenti e nella produzione che, a onor di cronaca, è sempre stata uno degli elementi di vanto anche dei dischi precedenti. La presenza di IOSONOUNCANE alla co-produzione del disco (insieme al solito Mario Conte) è piuttosto ingombrante — si nota tantissimo, non tanto nei rimandi a se stesso, ma quanto in combinazione con Urciullo, quello che ne esce è un disco spiccatamente battistiano.
L’utilizzo del quotidiano più spicciolo nei testi unito a visioni mistiche. Gli arrangiamenti ricchi ma mai barocchi. La voglia disperata di osare, di non limitarsi, di aprirsi.
Se “Pantalica” – difficile brano di apertura – può ricordare Tanca, è andando avanti nel disco che Battisti diventa una presenza sempre più pesante: Vasco da Gama, Decadenza e Panna (che in un verso diventa Anna) e la bellissima Sospesi. Non dobbiamo però farci ingannare. In questo disco c’è soprattutto Lorenzo. Molto più che in passato questo disco è pieno di vita. C’è moltissima Sicilia, ci sono elementi intimi, corpi di donne scomposti a più riprese (parole come “seno” e “capelli” tornano sovente nelle canzoni). È un disco in cui si parla di amore, un amore sofisticato che a partire dai titoli lascia dietro di sé qualcosa di incompiuto — infedele, ti attraverso, sospesi.
Proprio quest’ultimo è un brano a tratti disarmante, di un’intimità delicatissima al punto che a volte, ascoltandola, ti sembra quasi di essere di troppo. I due singoli invece, insieme a “Maometto a Milano,” sono gli unici a mantenere un filo conduttore rispetto ai lavori precedenti e a una forma canzone più radiofonica.
Infedele è il lavoro di un uomo – un cantautore – senza alcun dubbio maturo. Colapesce non concede una virgola alle sirene della popolarità che, dato anche il favorevole momento della musica italiana alternativa, lo avrebbero potuto portare verso il grande pubblico. È un lavoro complesso e difficile, di una qualità difficilmente equiparabile al momento in Italia. Perde un po’ in scrittura lasciando spazio a sovrastrutture che diventano sempre più importanti ma nel complesso porta a casa un altro disco di livello elevato.