Nata nel 2014 Rc Waves ha all’attivo tre artisti di cui due irand, Moplen, Pop James e Birø.
Giusto giusto per l’apertura del Mi Ami — ci vediamo al Magnolia dal 25 al 27 maggio— abbiamo intervistato i ragazzi dell’etichetta discografica RC Waves produttori di Birø, cantautore varesino alla sua prima volta sul palco del festival, in programma per la serata del 27. Nata nel 2014, composta da Francesco Italiano, Giacomo Zavattoni e Fabrizio Peccerillo, Rc Waves (Onde Radical chic, poi scoprirete perché) ha all’attivo tre artisti di cui due band, Moplen, Pop James e Birø. La chiacchierata l’abbiamo fatta con i primi due, ma Giacomo non ama troppo parlare.
Come nasce RC Waves?
Francesco: Io sono partito dall’organizzazione di serate in discoteca e nei garage a Varese. Fabrizio e Giacomo li ho conosciuti così, a una delle serate Electro Swing che organizzavo. Una volta in studio abbiamo capito che, bello l’electro swing, ma volevamo fare altro. I primi sono stati i Pop James e poi i Moplen, beccati al Va Sul Palco a Varese. Voi direte “ma come Varese” invece è la città di Ghost Records che produce Dente o i Selton.
Come procede?
Francesco: Beh bene dai. Tutti facciamo anche altri lavori, ci stiamo tanto su RC Waves e siamo in una fase in cui non possiamo vivere solo di questo, però vedere Pop James o Birø consigliati su Internazionale è tanta roba. Carlo Pastore che ti telefona per chiedere se può avere Birø al Mi Ami ancora meglio.
Ci arrivano circa dieci demo al mese, ma per ora produciamo i nostri, tre gruppi sono tanti. Agli gli altri offriamo magari solo ufficio stampa o solo produzione.
Birø è un po’ la vostra creatura?
Francesco: Eh sì, si tratta del primo progetto al 100% nostro. I Pop James avevano Va sul palco con Notturno giovani. I Moplen hanno come etichetta La Fame Dischi. Immagina una sorta cordata di tre realtà, di cui noi siamo stati il fulcro.
Con Birø la storia è diversa. Lo conoscevamo e conoscevamo il suo talento per la scrittura. Erano cinque anni che non faceva un concerto e non so come spiegarlo, ma ci abbiamo lavorato in ogni sfumatura, dalle basi. Io sono il suo manager e ufficio stampa e Giacomo è il produttore. La differenza tra lavorare per te stesso e lavorare per un’altra realtà è una: vivere la tua passione, e non solo starle vicino. Birø è il manifesto di questo nostro sogno, che comincia a realizzarsi pian piano.
Come mai RC?
Francesco: Il nome viene da una presa in giro nei confronti di Fabrizio Peccerillo, che noi definiamo in maniera giocosa il radical chic per eccellenza. Poi suonava bene. I nostri prodotti non sono radical chic e nemmeno noi, però insomma cerchiamo la qualità.
Come avete scelto i “vostri” artisti?
Francesco: Sempre dopo averli visti live. Al giorno d’oggi puoi fare di tutto, ma il live non perdona. Pop James dal vivo sono mistici. Anche mitici, ma proprio mistici, con bonghi ed effetti.
Avete un’aria rilassata. Solo apparenza?
Francesco: No, lo siamo. Sembra una frase fatta, ma siamo una famiglia a tutti gli effetti. Sotto scadenza siamo più tesi come è normale che sia, ma siamo belli sintonizzati fra noi.
Tu ti occupi dell’ufficio stampa. La giornata tipo?
Francesco: Al telefono! Non ho una vera e propria routine, ma sotto promo concentro tutto nei promo days. Stavolta a fare da manager, oltre che da fonico, a Birø ci pensa Giacomo. Di solito sono io quello che viaggia, con il mio lavoro giro sempre.
Avete una stella polare nella musica?
Francesco: Bonobo e Moderat.
Giacomo: Quoto Francesco. E aggiungo Battiato.
Di cosa deve attrezzarsi uno che vorrebbe fare il vostro lavoro?
Francesco: Tanta pazienza. Anzitutto devi capire che sfondare non è facile, non succederà solo perché quel prodotto è tuo. Non è questo a renderlo bello o appetibile. Serve perseveranza, informarsi, conoscere 150 siti che parlano di musica e capire che ad alcuni puoi proporre una determinata roba, ad altri no. Ho passate serate a farmi una cultura in questo senso. Se sono passati due anni dalla formazione della squadra all’uscita del primo disco, è perché i tempi di preparazione e assestamento sono quelli, se parti con una tua impresa.
Giacomo: Anche il concetto di sound va ampliato per poi limitare in un confine che identifichi l’identità dell’artista e del prodotto. Il sound esce da quello.
La divisione dei ruoli è stata immediata e naturale?
Francesco: A me piace organizzare e non avrei potuto fare la vita dell’artista, che vive dell’accettazione degli altri. Sono permaloso e non amo le critiche, non potrei vivere messo continuamente in discussione per la mia musica. A dirla tutta non ho nemmeno il talento!
Giacomo: Io amo stare al mixer, la sovraesposizione di faccia, voce eccetera, proprio non la reggo.
Avrete una cifra stilistica.
Francesco: Nelle nostre produzioni c’è sempre l’arte. Se vedi il video di AfroMoon dei Pop James, ci sono delle maschere realizzate con il denim da Afram, un artista particolare. Per la foto di copertina dell’ultimo album dei Moplen abbiamo usato le opere di un artista padovano, l’unico in Italia a fare tassidermia artistica. Il risultato è una copertina con una tartaruga vestita di un filo di perle. Anche con Birø stiamo sull’elaborato, con le illustrazioni di Vaps. Ci piace la commistione tra arti.
Per ora abbiamo un’uniformità di metodo, non ancora di suono. Ci piacciono tante cose. Nel mondo ideale RC fa musica elettronica. Che sono sia Pop James, che Birø, che l’house. I Moplen non rientrano nella categoria, ma di certo non ci piacciono meno. Se vogliamo, con un pizzico di modestia, la linea è fare buona musica, non marchette.
Con chi vi piacerebbe lavorare?
Giacomo: Sarebbe bello lavorare con il Mono Studio di Milano, veramente avanti a livello di sound.
Francesco: Come artisti direi gli Alt–J, anche se non so quando abbiano bisogno di noi.
Giacomo: Ah, ovviamente Battiato. E Popper, Pop X, I Cani.