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Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha presentato ieri una serie di dati e di progetti per la gestione delle case popolari di proprietà del Comune nei prossimi anni.

Sala ha più volte dichiarato che le periferie sono “una sua fissazione” — e per parlare di periferie, a Milano, bisogna per forza tenere conto della precaria situazione dell’edilizia pubblica cittadina.

Ovviamente il Comune, tramite l’azienda controllata MM, può occuparsi solo degli alloggi di sua proprietà — che purtroppo sono solo una minoranza delle case popolari di Milano, la maggior parte delle quali è gestito dalla Regione Lombardia tramite la famigerata ALER.

Il sindaco, insieme all’assessore alla casa Rabaiotti e al direttore di MM Davide Corritore, hanno esposto una serie di slide con vari dati relativi alle proprietà del comune.

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“Nessuno vuole prendersi medaglie, anche perché di medaglie da prendere non è che ce ne siano ancora molte,” ha dichiarato Sala. “Il metodo di azione è quello di partire da una fotografia precisa della situazione. In questi documenti ci sono impegni presi pensando a tutto il corso del mandato.” Una conferenza stampa di dati e promesse, in sostanza.

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Uno dei dati più notevoli che emerge dal rapporto comunale è la necessità di interventi a una percentuale altissima delle case municipali. A non necessitare nessun tipo di restauro è solo una casa su dieci, mentre una su otto richiede addirittura interventi di manutenzione “urgenti.” Nelle diapositive, il Comune ha esposto il piano di spesa per far fronte a tutti questi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Qui di seguito si può vedere dove e come l’amministrazione intende andare a operare.

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“Uno dei numeri più interessanti e significativi è quello della percentuale di italiani residenti nelle case popolari. Lo dico perché sono memore di tante polemiche che ho sentito in campagna elettorale. Chiaramente col passare del tempo e l’evolversi della popolazione questa percentuale di italiani scenderà — anche se la domanda non segue leggi prestabilite. È interessante notare anche il fatto che la maggior parte delle famiglie milanesi che risiede nelle case popolari è mononucleo — è costituito da una sola persona.”

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Un grande rilievo è dato alla questione sgomberi, da sempre tra le più dolenti del sistema abitativo milanese. MM si fa vanto di aver a disposizione una task force attiva 24 ore su 24 per contrastare gli sgomberi — se qualcuno nota che una casa sta venendo occupata, basta chiamare questo numero e la task force arriva a impedire il tutto. “Altrimenti,” commenta il sindaco, “sgomberare diventa molto più difficile.”

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Abbiamo chiesto all’assessore Rabaiotti se invece esistono criteri per gli sgomberi di occupanti a lungo termine. “per gli sgomberi a lungo termine si scelgono nuclei piccoli, senza figli minori, e che nel corso del tempo hanno generato qualche difficoltà. Per le famiglie come questa scattano automaticamente dei meccanismi di tutela che però, visto quanto siamo saturi, sono molto complicati da gestire. Mediamente ne avvengono tre o quattro a settimana, ma bisogna farsi un’idea precisa della situazione su cui si agisce. Non si può dire tutte le persone sono da prendere e sbattere fuori! oppure tutte sono da tenere dentro!

Rabaiotti ha anche reso noto che si sta lavorando per alzare le rate di recupero per la morosità dalle attuali 24 fino a 120, in modo che sia più facile pagare anche per gli inquilini con situazioni di debito più grave. La morosità totale, secondo l’assessore, è di 45 milioni di euro all’anno — quasi il 50% della bolletazione emessa dal Comune, che dovrebbe incassare circa 100 milioni all’anno.

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L’obiettivo finale dell’amministrazione è di arrivare al punto in cui le case sfitte siano un terzo delle quasi tremila dell’inizio di quest’anno, arrivando a 932: un numero che Rabaiotti definisce “fisiologico.”