Il momento della verità nella guerra commerciale di Trump
Si avvicina la scadenza della trattativa per i dazi statunitensi, e l’UE non ha ancora deciso come rispondere, o se arrendersi e basta. Tra le altre notizie: la tentazione di Macron per un altro giro di elezioni anticipate, la destra sta per mettere le mani su Cinecittà, e i coleotteri cyborg
Per l’Unione europea iniziano due giorni molto intensi: si avvicina la scadenza per arrivare a un accordo commerciale con l’amministrazione Trump, fissata dal presidente statunitense in modo completamente arbitrario al 9 luglio. Lo scontro tra Stati Uniti ed Unione europea è forse il fronte più teso della guerra commerciale scatenata da Trump contro tutto il mondo, con la Casa bianca che ripetutamente ha agitato minacce catastrofiche contro i propri alleati storici: a maggio Trump aveva minacciato dazi al 50%, e solo la settimana scorsa il presidente ha fatto temere l’introduzione di dazi al 17% sui prodotti alimentari, e fino al 70% su altri prodotti. L’Unione europea è particolarmente debole al tavolo della trattativa, perché molti leader politici hanno già rinunciato a una trattativa tra pari, preferendo accontentarsi di un accordo rapido, a discapito delle loro stesse industrie. Merz e Meloni sono in prima linea su questo fronte, promuovendo l’idea di una sostanziale resa a dazi al 10% — come quelli che sono stati in vigore in queste settimane di trattativa, in un accordo che potrebbe assomigliare a quello siglato dal Regno Unito. C’è anche chi, ovviamente, rifiuta la resa totale, Spagna e Francia sono contrari ad accettare un accordo al ribasso pur di chiudere la questione, e ricordano che l’UE dovrebbe avere la forza di rispondere a tono alle minacce di Trump. (the Guardian / le Monde / Financial Times / Euronews / POLITICO / Reuters / Financial Times)