Il business del genocidio
Un nuovo report di Francesca Albanese dettaglia quali aziende — in tutto il mondo, anche in Italia — fanno business dell’aggressione di Gaza. Tra le altre notizie: la mozione di sfiducia per la Commissione europea, la Consulta ha bocciato il decreto Caivano, e la manosfera contro Zohran Mamdani

Il genocidio in Palestina continua anche perché è redditizio: lo spiega Francesca Albanese in un nuovo report che dettaglia quali aziende stiano aiutando Israele nell’aggressione di Gaza — infrangendo le leggi internazionali e guadagnandoci molto. Il documento sarà presentato oggi a Ginevra, ed elenca 48 aziende corresponsabili del genocidio. Tra loro ci sono IBM, Microsoft, Alphabet, la parent company di Google, Amazon e Palantir, per il loro supporto informatico alle IDF. Di supporto diretto alle campagne militari c’è ovviamente Lockheed Martin, ma anche Leonardo e la giapponese FANUC. Assistono l’espansione dell’occupazione dei coloni Booking e Airbnb, ma anche Caterpillar, Volvo, e la divisione per le industrie pesanti di Hyundai. Per il settore dell’agricoltura, il conglomerato cinese Bright Food è proprietario di maggioranza di Tnuva, la più grande azienda alimentare israeliana, che opera su terreni sottratti con la forza alla popolazione palestinese. A livello economico, vengono menzionate le banche BNP Paribas e Barclays, che sono intervenute per limitare l’aumento del tasso d’interesse per Israele nonostante il paese sia a rischio di taglio di rating per il paese. Facendo un passo indietro, la situazione si fa ancora più chiara: BlackRock e Vanguard sono gli investitori principali in gran parte di queste aziende. BlackRock è il secondo più grande investitore in tutte le aziende tech coinvolte, e il terzo investitore più grande di Lockheed Martin e Caterpillar. Vanguard è l’investitore principale di Caterpillar e Palantir, e il secondo più grande per Lockheed Martin. Dal genocidio c’è molto da guadagnarci: la spesa militare israeliana è aumentata del 65% tra il 2023 e il 2024 — per un totale di 46,5 miliardi di dollari. Albanese sottolinea anche che dall’ottobre 2023 la borsa di Tel Aviv è cresciuta del 179 percento (!), per un valore di 157,9 miliardi di dollari. La complicità di queste aziende nel genocidio non resta sul piano morale e punibile solo col boicottaggio: Albanese spiega che le aziende hanno l’obbligo di evitare di violare i diritti umani — sia con le proprie azioni dirette che nel contesto delle proprie partnership. Albanese sottolinea che, nello specifico, l’occupazione israeliana in Cisgiordania e nell’est di Gerusalemme è già stata inquadrata come un atto di aggressione dalla Corte internazionale di giustizia e dall’Assemblea generale ONU, per cui, “di conseguenza, qualsiasi accordo che sostenga o appoggi l'occupazione e l'apparato ad essa associato può costituire una complicità in un crimine internazionale ai sensi dello Statuto di Roma.” (OHCHR)