La repressione fascista contro gli operai di Bologna

I metalmeccanici di Bologna rischiano fino a due anni di carcere per aver chiesto il rinnovo del proprio contratto. Tra le altre notizie: Mahmoud Khalil è libero, il comandante della Polizia locale di Genova è stato sospeso, e l’uomo texano che parlava di attentati su Roblox

La repressione fascista contro gli operai di Bologna
Foto: Fiom-Cgil

La Questura di Bologna minaccia di “denunciare penalmente” i metalmeccanici che hanno preso parte allo sciopero di Bologna, sfruttando immediatamente le nuove normative introdotte con il decreto Sicurezza dal governo Meloni, per soffocare qualsiasi forma di protesta. Più di 7.000 metalmeccanici venerdì hanno partecipato alla manifestazione Fim Fiom Uilm a Bologna, organizzata per chiedere la riapertura della trattativa con Federmeccanica/Assistal per il rinnovo del contratto nazionale. La manifestazione è partita da parco Nord e, in seguito a una contrattazione tra il segretario organizzativo della Fiom Primo Sacchetti e i dirigenti della Questura, gli scioperanti sono entrati in tangenziale per continuare il corteo. Con loro c’era “tutto lo stato maggiore delle tre sigle regionali più il leader nazionale della Fim Ferdinando Uliano,” sottolinea il Corriere di Bologna. I termini del passaggio in tangenziale, in aperta sfida del decreto Sicurezza, erano stati definitivi con precisione: 45 minuti di corteo, per una lunghezza di un chilometro e mezzo, e nessun uso di fumogeni. Nelle corsie dove il traffico continuava a circolare gli automobilisti suonavano il clacson in segno di solidarietà. Secondo la Questura, però, gli accordi erano diversi: “Anziché seguire il percorso cittadino concordato con l’Autorità di pubblica sicurezza, hanno deciso di fare ingresso in Tangenziale creando il blocco della circolazione stradale sul tratto interessato,” riporta categorica una nota stampa diffusa dalle autorità, che anticipa: “I dimostranti verranno denunciati penalmente, anche alla luce della recente normativa introdotta dal Decreto Sicurezza in materia di blocchi stradali.” Il corteo è stato accompagnato dagli agenti della polizia locale e della polizia di stato, che secondo la Questura “per scongiurare il verificarsi di ulteriori situazioni di pericolo, hanno evitato respingimenti con l’uso della forza” — i metalmeccanici invitavano le FdO: “Arrestateci tutti.” In risposta allo scandalo sollevato a livello nazionale, la Questura ha poi inviato un’ulteriore precisazione ai media, riportando che “i comportamenti posti in essere dai manifestanti, nell'ambito dell'esercizio del diritto di sciopero, saranno riferiti, solo per doveroso adempimento, alla competente autorità giudiziaria per le valutazioni di legge.”  La manifestazione a Bologna faceva parte di una serie di proteste organizzate in tutto il paese sotto lo slogan “Senza il contratto, il Paese si blocca”, con azioni anche il porto di Ancona, e nelle città di Napoli e di Genova, dove i manifestanti hanno bloccato la sopraelevata Aldo Moro.  (Corriere di Bologna / BolognaToday / il Resto del Carlino / Fiom Cgil)