Dalla parte dell’aggressore
Da Trump ai leader europei, gli alleati di Israele si allineano alla macchina della guerra di Netanyahu. Tra le altre notizie: un altro grave incidente durante l’alternanza scuola–lavoro, la conferenza ONU sulla Palestina è stata rimandata, e la manosfera si spezza sull’attacco israeliano sull’Iran

L’esercito dell’Iran ha risposto all’attacco delle IDF, lanciando missili verso Gerusalemme e Tel Aviv. Una parte rilevante dell’attacco è stato intercettato dalle difese israeliane, che hanno ricevuto supporto dagli Stati Uniti. Nonostante la fitta difesa, diversi palazzi sono stati colpiti: mentre scriviamo risulta che siano stati abbattuti o comunque colpiti in modo significativo 6 edifici a Tel Aviv. La rappresaglia iraniana arriva non solo dopo l’attacco israeliano, ma dopo un sostanziale compattamento degli alleati di Tel Aviv: Trump ha a tutti gli effetti rivendicato il sostegno statunitense per gli attacchi — mentre molti suoi funzionari avevano cercato di prenderne le distanze. “Sapevamo tutto,” ha detto Trump tronfio, “e ho cercato di salvare all’Iran morte e umiliazione. Ho cercato un sacco di salvarli, perché sarei stato molto contento di vedere un accordo che funzionava.” Trump ha aggiunto comunque che non sarebbe “troppo tardi” per arrivare a un accordo — anche se ovviamente ora Teheran tratterebbe letteralmente con una pistola puntata alla testa. Dall’Europa, Emmanuel Macron ha dichiarato che “l’Iran ha gravi responsabilità nel destabilizzare la regione,” e si è preso un impegno: “Se Israele dovesse essere attaccata come rappresaglia dall’iran, la Francia prenderà parte delle operazioni di protezione e difesa, se sarà nella posizione di farlo.” Il presidente Macron ha deciso per il momento (?) di ignorare che Tel Aviv sta ancora detenendo 3 cittadini francesi e olandesi — Pascal Maurieras, Yanis Mhamdi, and Marco van Rennes — rapiti in acque internazionali durante l’operazione contro l’imbarcazione Madleen della Freedom Flotilla Coalition. Anche il cancelliere Merz ha rilasciato una dichiarazione per sottolineare che Israele “ha il diritto di difendere la propria esistenza.” Merz, come Meloni, afferma che l’unica soluzione diplomatica possibile è che l’Iran rinunci all’avere armi nucleari. (Reuters / X / Reuters / France 24 / DW / ANSA)
Considerati gli sviluppi delle scorse ore, oggi la newsletter è gratuita per tutt*. Buona lettura.
Dall’altra parte, l’ambasciatore cinese alle Nazioni Unite, Fu Cong, ha condannato gli attacchi israeliani. Come gli altri leader esteri, Fu ha invitato a trovare una soluzione diplomatica, ma sottolinea come, in quanto firmatario del Trattato di non proliferazione nucleare, l’Iran ha diritto a sviluppare uso pacifico dell’energia atomica. Il rispetto — o meno — del Trattato da parte di Teheran è stato materia di discussione particolarmente accesa nei giorni precedenti all’attacco israeliano, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha dichiarato l’altro ieri che l’Iran era in infrazione del Trattato — principalmente per non aver permesso sufficienti controlli dalle autorità ONU. Al contrario di quanto fatto intendere dalle dichiarazioni di Tel Aviv, però, il Trattato non pone un limite massimo all’arricchimento dell’uranio, ma obbliga solo al suo uso pacifico. (Global Times / the New York Times)
Non è ancora chiaro quanto gravi siano effettivamente i danni subiti dai siti nucleari iraniani negli attacchi israeliani. L’attacco delle IDF è stato massiccio, ma secondo gli esperti i danni effettivamente subiti dal programma sarebbero relativamente limitati. Gli attacchi del primo giorno si sarebbero concentrati su obiettivi per i quali è utile l’elemento della sorpresa: colpire sì i sistemi di contraerea, ma soprattutto leader ed esperti, che non hanno avuto il tempo di trovare un riparo sicuro. Bisognerà vedere come la situazione si evolverà nelle prossime ore: ieri Netanyahu ha dichiarato espressamente che ci saranno ulteriori attacchi. Secondo un retroscena di Farnaz Fassihi l’Iran è stato colto di sorpresa: la leadership iraniana non si aspettava che l’attacco sarebbe arrivato con ancora in corso la trattativa con Washington. I leader iraniani pensavano che le minacce israeliane servissero a spingere Teheran a fare maggiori concessioni nella trattativa con gli Stati Uniti. (the New Arab / X / the New York Times)
Mondo
A Gaza non c’è connessione a internet da due giorni, e la strage continua. Questa notte c’è stata un’altra strage di affamati — le IDF hanno aperto il fuoco contro un gruppo di persone che si stavano avvicinando al centro di distribuzione aiuti presso il corridoio di Netzarim — il numero di morti e feriti non è ancora chiaro, ma almeno 15 persone sono state uccise. Nell’ora precedente all’attacco la GHF aveva annunciato su Facebook che oggi non ci sarebbe stata distribuzione di aiuti umanitari, ma ovviamente le persone che si stavano recando verso il centro non potevano saperlo, perché non avevano accesso a internet. Nonostante l’impegno militare contro l’Iran, le IDF continuano le proprie operazioni a Gaza: solo nelle scorse ore sono state uccise altre 10 persone in altri attacchi in tutta la Striscia. (ETC / X / Facebook / WAFA)
Vi ricordate la conferenza ONU in cui Francia e Arabia Saudita avrebbero dovuto condurre un ampio riconoscimento internazionale dello stato palestinese? Dopo la marcia indietro di Parigi dei giorni scorsi, ora la conferenza è stata del tutto rimandata — e non è stata fissata una nuova data, formalmente perché va decisa in concerto tra i due paesi organizzatori. Macron insiste che comunque la conferenza si terrà “il più presto possibile,” e che “questo ritardo non mette in discussione la nostra determinazione a procedere con l'attuazione della soluzione dei due Stati, qualunque siano le circostanze.” (Euronews)
Molte città statunitensi, grandi e piccole, si stanno preparando per la mobilitazione di massa “No Kings,” organizzata attraverso tutti gli Stati Uniti in protesta della grande parata militare organizzata a Washington per il 250esimo anniversario dell’esercito statunitense, e che si svolgerà per coincidenza il giorno del 79esimo compleanno del presidente. Le proteste si innestano sulla già alta tensione scaturita dalla repressione violenta a Los Angeles — e ci si aspettano ulteriori violenze e abusi: i governatori repubblicani di Virginia, Texas, Nebraska e Missouri hanno già mobilitato la guardia nazionale. In Missouri, il governatore Kehoe ha dichiarato apertamente l’intenzione di reprimere il diritto di protestare, dicendo che le forze dell’ordine avranno un “approccio proattivo” e non “aspetteranno che si arrivi al caos.” (Associated Press)
Italia
Che un attacco israeliano sull’Iran fosse imminente l’avevano capito tutti — ma nel governo italiano ci si era illusi che non fosse così imminente: Meloni e i suoi ministri sono stati colti evidentemente di sorpresa dall’escalation. I partiti di opposizione hanno chiesto con urgenza che il governo si impegnasse a livello diplomatico – particolarmente duro Giuseppe Conte, che scrive sui social “oltre al genocidio di palestinesi ora l'attacco all'Iran: qualcuno ha intenzione di fermare il criminale Netanyahu o vogliamo lasciare a lui la decisione di farci trascinare tutti in un conflitto dagli effetti devastanti e imprevedibili senza neppure battere ciglia?” “Ormai siamo al deserto della politica. E il nostro governo si distingue per l’afonia della nostra Premier, che si vanta di avere restituito centralità a un’Italia che non ha una sola posizione chiara in politica estera.” (la Repubblica / X)
Meloni ha convocato un vertice di governo, e ha fatto diverse telefonate, sia agli alleati più vicini — Trump, Merz, von der Leyen — che ai leader della regione. Meloni si è impegnata a dare ospitalità a eventuali possibili trattative tra Teheran e Tel Aviv. Oggi alle 11 il ministro Tajani — quello che a poche ore dall’attacco diceva che credeva che non sarebbe stato “così imminente,” e che ora ammette candidamente che il governo italiano non era stato informato degli sviluppi — sarà in Parlamento. Annunciando la sua presenza in Parlamento, il ministro in pratica si è congratulato da solo per essere al lavoro il sabato mattina, invitando anche le forze di opposizione a “svegliarsi presto la mattina.” (Governo italiano / Agenzia Dire / ANSA)
C’è il Matteo Salvini di governo e il Matteo Salvini della Lega: il Matteo Salvini di governo è quello che firma e mette la faccia sul decreto Infrastrutture, che tra le altre cose prevede tagli rilevanti ai finanziamenti per le strade provinciali; e poi c’è il Matteo Salvini della Lega, che in Parlamento annuncia il ripristino di 350 milioni di euro per le province, e lavora per far slittare il divieto di circolazione dei veicoli diesel Euro 5 in pianura padana. Un’unica concessione, da parte delle due facce di Matteo Salvini: alla fine il ministro leghista l’ha data vinta al Quirinale sulle verifiche di regolarità necessarie per i lavori per la costruzione del ponte sullo Stretto. (Domani)
Mercoledì 18 giugno si terrà la prima prova della Maturità di quest’anno — e come tutti gli anni per accedere all’esame gli studenti avranno dovuto completare, oltre ovviamente agli studi, anche il percorso di Alternanza scuola–lavoro. C’è una nuova storia dell’orrore nel contesto del progetto che dovrebbe avviare gli adolescenti al lavoro: a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, una ragazza di 17 anni ha rischiato di perdere 3 dita — e non si sa ancora se riacquisterà completamente l’uso della mano — durante il suo secondo giorno di lavoro presso un vivaio della città. La ragazza è stata ferita da un tosaerba, che le è stato dato da operare completamente da sola, al di fuori della struttura, sul ciglio della strada. Il sistema dell’alternanza scuola–lavoro continua a essere semplicemente pericoloso: solo nei primi 3 mesi di quest’anno si contano “circa 600” casi di infortunio tra studenti che seguivano percorsi di “orientamento,” secondo i dati dell’INAIL. Nello stesso periodo hanno perso la vita sul lavoro 5 studenti. (il Resto del Carlino / INAIL / il manifesto)
Cult
Da fuori la manosfera sembra un fronte unico, machista e misogino, ma in realtà è fratturato su molti fronti. L’attacco di Israele contro l’Iran ha spaccato questa illusione di unità in nome dell’oppressione delle donne: mentre Israele bombardava l’Iran, molti accorrevano per giustificare Tel Aviv, ma molti neo–conservatori temevano di vedere gli Stati Uniti trascinati in una nuova guerra, e molti influencer musulmani o recentemente convertiti criticavano apertamente l’attacco. Da una parte c’era Ben Shapiro, che spiegava ai propri follower “perché Israele ha 100% il diritto” di bombardare l’Iran, dall’altra c’erano appunto influencer che non capiscono perché gli Stati Uniti dovrebbero combattere in conflitti che non riguardano il loro territorio, i vari Tucker Carlson e Charlie Kirk. Andrew Tate e Myron Gaines, invece, entrambi musulmani, hanno apertamente criticato Israele — trovando un alleato inaspettato: i nazionalisti cristiani, che vedono tra il proprio pubblico un crescente fastidio per le azioni di Tel Aviv. La rottura segna un punto importante per la coalizione di destre misogine: cosa succede quando l’attualità esce dai confini della culture war, verso crisi più gravi e che ne sottolineano le tante differenze interne. (Gizmodo)
ANCESTRA è un cortometraggio di Eliza McNitt realizzato in collaborazione con Google DeepMind, per mostrare lo stato dell’arte dei video sintetici, generati da IA. Il cortometraggio vede una donna coinvolta in un parto difficile, e raccoglie una serie di clip simboliche e astratte che accompagnano il suo monologo speranzoso. Il cortometraggio è una tech demo molto impressionante — soprattutto considerando com’era la qualità dei video generati da IA fino a solo qualche mese fa — ma mostra gli evidenti limiti della tecnologia, e quanto sia ancora distante dal poter essere utilizzata per creare produzioni completamente sintetiche. (YouTube)
In un trailer che sfotte la dipendenza di Hollywood dai franchise — e che correttamente elenca Oppenheimer tra questi film — Amazon MGM Studios ha annunciato Spaceballs 2: secondo i retroscena torneranno sullo schermo Bill Pullman e Rick Moranis, nei panni di Lone Starr e Dark Helmet, e anche Mel Brooks, presente nel trailer, che tornerà nei panni di Yoghurt. (YouTube / Deadline)
È online l’intervista completa di Joanna Stern, del Wall Street Journal, a Craig Federighi e Greg Joswiak di Apple: come anticipato nei giorni scorsi, nell’intervista Federighi, responsabile del software di Apple, cerca di minimizzare le difficoltà dell’azienda nell’ambito delle intelligenze artificiali — ma dalla conversazione scaturiscono diversi retroscena e aneddoti interessanti sul futuro prossimo dei prodotti Apple. (YouTube)
Singolo del giorno
Il compositore e percussionista Peter Manheim è tornato con il suo primo LP: Early Waves è un disco jazz fusion immediatamente trascinante. Iniziate dalla prima traccia, "Early Waves,” appunto e fatevi trasportare lungo un percorso che costeggia l’elettronica ambient, il footwork, l’afrobeat brasiliano e il post-rock. (su Bandcamp e Spotify)
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