Le IDF vogliono normalizzare sparare sugli affamati
I militari israeliani hanno ucciso 27 persone che cercavano di arrivare al centro di distribuzione di Rafah, e questa volta ammettono di aver sparato. Tra le altre notizie: la non–trattativa tra Russia e Ucraina, il non–voto di Giorgia Meloni al referendum, e un chatbot incel

C’è stato un altro massacro tra persone che cercavano di raggiungere il centro di distribuzione aiuti umanitari nei pressi di Rafah: le IDF hanno aperto il fuoco e hanno ucciso 27 persone — mentre scriviamo non è ancora noto il numero di feriti, e con ogni probabilità il numero di morti è destinato a salire ulteriormente. È l’ottavo giorno consecutivo che i militari israeliani sparano su persone che cercano di avvicinarsi agli stabilimenti della GHF. Nel caso degli attacchi agli ospedali all’inizio dell’aggressione di Gaza, le autorità di Tel Aviv hanno passato settimane negando quello che era sotto gli occhi di tutti — cioè che i militari attaccassero specificamente le strutture sanitarie della Striscia. In questo caso, si sta cercando di arrivare a una normalizzazione anche di questo tipo di attacchi in tempi brevissimi. Due giorni fa i militari israeliani avevano negato categoricamente di aver ucciso 31 persone nella prima strage al centro di distribuzione di Rafah — questa mattina le IDF hanno rilasciato una nota minimizzando la portata dell’attacco, ma ammettendone le responsabilità senza problemi: “All'inizio di oggi (martedì), durante il movimento della folla lungo i percorsi designati verso il sito di distribuzione degli aiuti – a circa mezzo chilometro dal sito – le truppe dell’IDF hanno identificato diversi sospetti che si muovevano verso di loro, deviando dalle vie di accesso designate. Le truppe hanno sparato un colpo di avvertimento e, dopo che i sospetti non si sono ritirati, altri colpi sono stati diretti verso alcuni sospetti che avanzavano verso le truppe.” (WAFA / Sky News 24 / Telegram)