Deportare a tutti i costi

Piantedosi presenterà in Cdm una proposta per trasformare i lager di Shengjin e Gjader in veri e propri CPR. Tra le altre notizie: la reazione ai dazi di Trump sull’automotive, lo sciopero dei metalmeccanici, e come incollare un chip NFC alle vostre unghie

Deportare a tutti i costi
CC-BY-NC-SA 3.0 IT Governo italiano

Incarcerare persone svantaggiate è una priorità del governo e in quest’ottica va letto anche il tentativo di “salvataggio” dei centri in Albania: oggi il ministro dell’Interno Piantedosi porterà in Consiglio dei ministri una proposta di riutilizzo dei due campi di concentramento di Shengjin e Gjader, con l’idea di trasformarli in veri e propri Cpr. Mentre ora possono essere portati in Albania solo i migranti “soccorsi” in mare, con questa riforma qualunque migrante in attesa di rimpatrio potrà essere deportato oltre Adriatico in attesa dell’espulsione — per finalizzare questa espulsione, però, dovrà temporaneamente essere riportato in Italia. La copertura legale millantata dal governo, come del resto per tutta questa vicenda, è tra il forzato e il dilettantesco: Piantedosi ha dichiarato che la decisione si regge “in attesa, di qui a poche settimane o pochi mesi, di una decisione della Corte di giustizia europea. Che noi non vediamo come sia possibile che non sia in linea con le posizioni italiane.” Oltre ai problemi umanitari questa decisione avrebbe anche i soliti costi economici esorbitanti, visto che ogni immigrato trattenuto dovrebbe essere accompagnato da due poliziotti. Negli scorsi giorni, la segretaria del Pd Schlein aveva detto che le opposizioni “non sarebbero rimaste a guardare.” Alfonso Colucci, del M5S, fa invece notare che “Attualmente il governo non può portare in Albania persone già ospitate dai Cpr in Italia. Per farlo deve riscrivere il Protocollo con l'Albania e farlo approvare dai Parlamenti dei due Paesi. Inoltre, non potrebbe mai rimpatriarli direttamente da lì. È solo accanimento su un progetto ormai chiaramente fallimentare.” (Open / Avvenire)