Paragon, Almasri, Eni: unisci i puntini

Sembra che siano tre pezzi della stessa storia, che passa per il GreenStream, il gasdotto che collega la Libia all’Italia. Tra le altre notizie: Trump promette la pace in Ucraina, la crisi della produzione industriale italiana, e una conferenza di tech a Damasco

Paragon, Almasri, Eni: unisci i puntini
Foto: Fawasel Media

David Yambio è portavoce di Refugees in Lybia, un collettivo di migranti rifugiati per motivi politici in Europa che da tempo è impegnato a denunciare le torture e gli abusi subiti dai migranti nei campi di concentramento libici. Ieri ha rivelato di essere vittima dello spionaggio effettuato tramite i software dell’azienda israeliana Paragon, utilizzato dagli stati occidentali — anche se ufficialmente non per spiare attivisti o giornalisti, chiaro. La cosa è ancora più interessante se si pensa che Yambio è tra i testimoni chiave del processo contro Najeem Osama Almasri, lo stesso generale libico accusato di crimini contro l’umanità riaccompagnato con i guanti dalle autorità italiane a Tripoli dopo che la polizia l’aveva — si può dire per sbaglio? — arrestato a Torino. Visto che l’azienda Paragon secondo il Guardian ha sospeso i contratti con il governo italiano, contratti che a un certo punto il governo ha negato addirittura esistessero, perché utilizzati in modo eticamente illegittimo, viene fuori un quadro molto inquietante di spionaggio interno e internazionale. (Fanpage / the Guardian)

Le responsabilità precise andranno chiarite e probabilmente sarà molto difficile avere un quadro chiaro e definitivo della situazione, che definisca di preciso le catene di comando tra servizi segreti e governo ed eventuali committenze dello spionaggio a David Yambio. Anzi, anche gli stessi contratti tra governo e azienda spionistica israeliana rimangono oscuri: ieri il ministro per i rapporti col Parlamento, Luca Ciriani, ha dichiarato che questi contratti sarebbero ancora attivi e anzi andrebbe “dato atto che la società Paragon Solutions ha garantito la fornitura del servizio, in ottemperanza alle clausole contrattuali, con massima professionalità e serietà. Nessuno ha rescisso in questi giorni alcun contratto nei confronti dell'intelligence. Tutti i sistemi sono stati e sono pienamente operativi contro chi attenta agli interessi e alla sicurezza della nazione.” Il Guardian aveva rivelato che invece sarebbero, appunto, stati rescissi. Yambio, spiato con la massima professionalità e serietà, ha dichiarato che “non so se esiste un collegamento tra lo spionaggio ai miei danni e la vicenda Almasri ma visto che mi occupo delle sofferenze che ha inflitto alle persone, direi che tutto è possibile. Chiunque mi spii e invada la mia privacy è un criminale e ha un obiettivo: uccidermi, mettermi a tacere, ricattarmi o utilizzare i dati per uccidere le vittime della tortura in Libia, Tunisia e coloro che testimoniano davanti ai tribunali contro i regimi governativi in ​​Libia e in Europa.” Yambio racconta che “Ho vissuto nella paura costante fino ad oggi, viviamo in un'era in cui i dispositivi possono essere manipolati e controllati e possono esplodere come una bomba. E se cercassero di uccidermi in quel modo? Vorranno prendere di mira tutti coloro che sono nei miei dati e invadere anche la loro privacy.” Il software avrebbe attaccato il telefono di Yambio entrando dalla casella mail. (Rai News)

Ok, ma di preciso quali sarebbero gli interessi del governo? Cosa avrebbe spinto la non ricattabile ad essere ricattabile? In una ricostruzione di Domani, non c’entra solo la volontà di concentrare in lager libici i migranti, ma anche il commercio di idrocarburi —tanto per cambiare. In sostanza, autorità paramilitari libiche avrebbero fatto pressioni sul governo italiano per far liberare Almasri, usando come leva la realizzazione di un nuovo gasdotto chiamato GreenStream della quale si stava discutendo proprio in quelle ore in un vertice a Roma, intitolato Libya energy & economic summit, dove partecipavano diverse aziende del settore e dove l’italiana Eni l’ha fatta da padrone. Per il futuro, infatti, Eni ha in programma anche altri progetti e idee per trivellare, commerciare idrocarburi e contribuire felicemente al cambiamento climatico. Durante l’evento, l’upstream director dell’azienda, Luca Vignati, ha dichiarato contento che “In nessun altro paese avremo tre pozzi di esplorazione in tre diversi contesti nel 2025.” Forse non emergeranno mai pistole fumanti, ma il quadro è già di per sé estremamente grave e problematico, viste tutte le prove che testimoniano come l’Italia finanzia, protegge e legittima funzionari libici macchiatisi anche di gravissimi abusi e crimini contro i diritti umani. (Domani, dietro paywall / il Post)