Giudice, giuria, ministro della Giustizia
Per difendere se stesso Nordio ha deciso di difendere anche il generale libico Almasri. Tra le altre notizie: Trump ha firmato un altro ordine esecutivo transfobico, a Genova un operaio è morto schiacciato dall’elica di uno yacht, e Reddit gestisce le minacce contro i sottoposti di Musk

Mercoledì riportavamo la notizia di Repubblica secondo cui i festeggiamenti per il ritorno di Almasri in Libia sarebbero cominciati già prima che il torturatore comparisse davanti al giudice italiano — come mai? Forse erano arrivate notizie dal governo italiano? Non è ancora chiaro: ieri il ministro Nordio è andato in Parlamento a riferire sulla sua negligenza e ha deciso di difendersi sostanzialmente prendendo le parti di Almasri. Il ministro non si sogna di dimettersi, ovviamente, e si è lanciato nello sport preferito della destra italiana ed internazionale: prendersela con le autorità che provano a garantire il rispetto dei diritti umani nella comunità mondiale, in questo caso la Corte penale internazionale. Nordio sostiene di essere stato avvertito della volontà della Cpi di arrestare Almasri solo ad arresto già avvenuto — sarebbe un problema? — e sostenendo che per questo convalidare l’arresto sarebbe stato “irrazionale e contraddittorio.” Nordio si è lamentato che gli atti della Cpi sono arrivati “in lingua inglese, senza traduzione.” Nordio ha anche sostenuto che “Il ruolo del ministro non è solo di transito e di passacarte, è un ruolo politico: ho il potere e dovere di interloquire con altri organi dello Stato sulla richiesta della Cpi, sui dettagli e sulla coerenza delle conclusioni cui arriva la Corte. Coerenza che per noi manca assolutamente.” Il ministro Piantedosi invece ha ripetuto la propria versione dicendo che “si è reso necessario agire rapidamente proprio per i profili di pericolosità riconducibili al soggetto e per i rischi che la sua permanenza in Italia avrebbe comportato.” (Rai News)