Il grande ritorno al nord della Striscia di Gaza

300 mila persone cercano di tornare alle proprie case — anche se sono distrutte, mentre Trump insiste sulla pulizia etnica a Gaza. Tra le altre notizie: c’è un accordo per sollevare le sanzioni UE contro la Siria, cosa c’è nel decreto Milleproroghe, e il “momento Sputnik” delle IA statunitensi

Il grande ritorno al nord della Striscia di Gaza
Foto: WAFA

Più di 300 mila persone sfollate sono tornate nel nord della Striscia di Gaza, cercando di raggiungere a casa propria — o quello che resta della propria casa — e di ritrovare familiari persi di vista da mesi. I media riportano che almeno due persone sono morte di stanchezza e sete durante il viaggio di ritorno, e una bambina di cinque anni è stata uccisa in un attacco drone israeliano lanciato — in infrazione del cessate il fuoco — contro un carretto trainato da un animale. Nell’attacco sono state feriti anche altri 3 civili. Il ritorno in massa al nord della Striscia — nonostante la devastazione dell’aggressione di Gaza, che negli ultimi mesi era stata particolarmente intensa proprio in questa area — non può che essere affiancato ai suggerimenti di pulizia etnica avanzati da Donald Trump nei giorni scorsi. “Apparteniamo a questa terra, e nessun potere al mondo può tagliare questa connessione,” ha commentato al riguardo Walid al-Awad, un funzionario del Partito popolare palestinese, in una breve intervista al New Arab. “Le proposte come quelle di Trump ignorano i legami profondi e i sacrifici che legano le persone alle proprie case. Queste non sono solo case, sono simboli di identità e di resistenza.” Il sito di notizie londinese ha raccolto le testimonianze di alcune delle persone che stanno risalendo la Striscia. “Finalmente sto tornando a casa,” commenta Nidal Abu Odeh, diretto a Beit Hanoun, dove sa che casa sua è stata distrutta nei bombardamenti. “Voglio vivere a fianco alle macerie finché non la ricostruiscono.” (Al Jazeera / WAFA / the Submarine / the New Arab)