Il “diritto biblico” alla strage
La macchina della guerra sposta la propria attenzione verso la Cisgiordania. Tra le altre notizie: Scholz e Macron si incontrano per capire cosa può fare l’UE contro i dazi, Salvini cerca di sfuggire dalle proprie responsabilità sul caos ferroviario, e una nuova famiglia di modelli IA dalla Cina
Al terzo giorno di cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza, le IDF hanno avviato una pesante incursione sulla città di Jenin, in Cisgiordania, uccidendo almeno 7 persone e causando altri 35 feriti. L’aviazione israeliana ha condotto un pesante bombardamento, mentre truppe di terra avviavano un’incursione che ora ci si aspetta durerà diversi giorni. Le forze di sicurezza dell’Autorità palestinese — che avevano messo la città sotto assedio il mese scorso — si sono ritirate per far entrare le IDF. L’operazione prende il nome “Muro di ferro,” citando il saggio “Sul muro di ferro” di Vladimir Žabotinskij, che nel 1923 scriveva che ovviamente la popolazione palestinese locale non avrebbe accettato la colonizzazione da parte di forze israeliane: “Ciò significa che” la colonizzazione “può procedere e svilupparsi solo sotto la protezione di un potere indipendente dalla popolazione nativa, dietro un muro di ferro che la popolazione nativa non può violare.” L’attacco a Jenin arriva mentre, a Washington, la parlamentare nominata per diventare la nuova ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite, Elise Stefanik, ha confermato che ritiene che Israele abbia un “diritto biblico" al controllo della Cisgiordania. Glielo ha chiesto il senatore democratico Chris Van Hollen — che Stefanik ha brevemente interrotto perché apparentemente non conosceva il nome di Bezalel Smotrich, il ministro delle Finanze israeliano. (Middle East Eye / the Jerusalem Post / Jabotinsky.org / Associated Press / X)