La crisi di governo per non smettere di bombardare Gaza

Due ministri del governo Netanyahu insistono sulla necessità di continuare l’aggressione di Gaza. Tra le altre notizie: la costruzione di una “misteriosa” pista d’atterraggio in Yemen, le tensioni sul terzo mandato non finiscono mai, e l’amministrazione Biden si lava le mani del caso TikTok

La crisi di governo per non smettere di bombardare Gaza
Bambini tra le macerie dopo un altro bombardamento sulla città di Gaza. Foto: WAFA

I festeggiamenti per l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza si sono interrotti bruscamente: giovedì — pochi minuti dopo la pubblicazione del nostro scorso aggiornamento — la riunione del gabinetto del governo Netanyahu VI per approvare l’accordo è stata rimandata. Retroscena avevano riferito di tensioni molto forti all’interno della coalizione, con il ministro della Sicurezza nazionale Ben–Gvir che avrebbe minacciato le dimissioni in caso di approvazione dell’accordo — minaccia che si è poi manifestata in una conferenza stampa, in cui il ministro di estrema destra ha dichiarato che l’accordo per il cessate il fuoco avrebbe “annullato tutti i risultati che abbiamo ottenuto.” Ben–Gvir ha promesso che il suo partito — Potere ebraico, che controlla solo 6 seggi su 120 nella Knesset — non farà cadere il governo, ma “non sarà parte dell’accordo.” Si è espresso contro l’accordo anche il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, che vuole garanzie che “Israele ritorni in guerra per distruggere Hamas,” immediatamente dopo la conclusione della prima fase dell’accordo. Nella notte circa un migliaio di manifestanti di estrema destra sono scesi in strada a Gerusalemme contro “l’accordo di Trump” (!). I partecipanti chiedono a Israele di continuare l’aggressione di Gaza — in manifestazione c’erano cartelli con scritto “conquista, espulsione, colonizzazione.” Daniella Weiss, un nome noto nel movimento dei coloni, ha dichiarato, parlando ai presenti: “Trump ha promesso l’inferno per Gaza e lo sta dando a noi, il popolo ebraico!” (Al Jazeera / Anadolu / the Times of Israel)