Genocidio e impunità

Le autorità di Tel Aviv lavorano per proteggere militari e politici dalla legge. Tra le altre notizie: le proteste studentesche per lo scioglimento del partito di Yoon in Corea del Sud, a Roma la partita per il terzo mandato si fa piú complessa, e l’udienza di TikTok alla Corte suprema statunitense

Genocidio e impunità
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Nelle scorse ore l’esercito israeliano ha scatenato un’altra ondata di violenza su larga scala: si sono susseguiti bombardamenti su tutta la Striscia, compreso, di nuovo, il campo profughi di al–Bureji, e, questa notte, la città di Gaza, in cui è stato ucciso un numero ancora imprecisato di persone. Ma non ci si ferma all’aggressione di Gaza: l’aviazione israeliana ha attaccato di nuovo lo Yemen, lanciando in totale 50 bombe su una centrale elettrica a Sana'a, e sui porti di Hodeidah e Ras Isa. Netanyahu ha commentato gli attacchi dicendo che gli Houthi — o meglio, la popolazione dello Yemen — “pagano e continueranno a pagare il caro prezzo della loro aggressione.” Un dipendente del porto a Ras Isa è stato ucciso, e ci sono altri 6 feriti. L’esercito israeliano stesso ammette di aver colpito obiettivi civili, tra le righe: in un comunicato si legge che la centrale elettrica era utilizzata per “attività militari” — cosa che si potrebbe dire di qualsiasi centrale elettrica al mondo — e che gli obiettivi colpiti erano esempi “dello sfruttamento degli Houthi delle infrastrutture civili.” Le IDF hanno condotto un nuovo attacco in Libano, in un’altra infrazione plateale del cessate il fuoco, uccidendo un numero ancora imprecisato di persone — mentre scriviamo i dati del ministero della Salute libanese contano 5 morti. L’esercito israeliano ha dichiarato che “continua a rispettare gli accordi per il cessate il fuoco.” Restano ancora 15 giorni dell’accordo dello scorso 27 novembre, che prevedeva una sospensione dell’invasione israeliana per 60 giorni. (WAFA / Reuters / Al Arabiya / Reuters)