Morire di sete o sotto le bombe

Secondo Human Rights Watch la distruzione delle infrastrutture idriche a Gaza costituisce un atto di genocidio. Tra le altre notizie: il governo statunitense a un passo dallo shutdown, i nuovi investimenti di Stellantis in Italia, e la politica indonesiana invasa dagli influencer

Morire di sete o sotto le bombe
Foto via X @UNRWA

Una nuova indagine di Human Rights Watch dettaglia gli attacchi delle forze israeliane contro le infrastrutture idriche a Gaza nel corso di questi mesi di aggressione. Gran parte dell’acqua che arrivava nella Striscia di Gaza arrivava attraverso 3 condotti controllati dalle autorità idriche israeliane. Il documento accusa l’esercito di aver volutamente interrotto l’accesso all’acqua potabile e pulita alla popolazione palestinese, che è stata costretta a ripiegare sull’uso di acque contaminate — favorendo la diffusione di malattie anche mortali: in circostanze “normali,” come indicato dal documento, muore l’1% dei bambini che si ammala di Epatite A. Ora a Gaza muoiono tra il 5 e il 10% dei bambini che si ammalano. Secondo l’organizzazione, gli attacchi alle infrastrutture idriche costituiscono un atto di genocidio, e sono crimini contro l’umanità in quanto sterminio. Già prima dell’aggressione di Gaza nella Striscia di Gaza la quantità d’acqua era appena sufficiente: l’OMS stima che siano necessari tra i 50 e i 100 litri d’acqua al giorno per persona, e a Gaza in media ne erano disponibili 83. Dopo gli attacchi delle IDF nella Striscia sono disponibili tra 2 e 9 litri di acqua a testa al giorno. Per fare un esempio del consumo idrico in termini quotidiani: lavarsi le mani per 30 secondi consuma 3,8 litri d’acqua, una doccia di 5 minuti consuma 60 litri d’acqua. Solo per preparare da mangiare servono in media 4,5 litri a testa al giorno. I palestinesi con cui HRW ha parlato per la stesura del rapporto “hanno descritto come quasi impossibile trovare acqua per loro stessi e le loro famiglie.” L’organizzazione ha chiesto alle autorità israeliane di commentare il rapporto con due lettere, inviate il 10 giugno e il 29 novembre, ma non ha mai ricevuto risposta. Fin dai primissimi giorni dell’aggressione, sottolinea il documento, diversi ministri del governo Netanyahu 6 hanno dichiarato espressamente l’intento di impedire alla popolazione di Gaza di avere accesso all’acqua. (Human Rights Watch / X)

Lama Fakih, la direttrice della divisione di HRW per il Medio Oriente e il Nord Africa ha dichiarato che “Human Rights Watch ritiene che queste politiche israeliane costituiscano il crimine contro l'umanità di sterminio e atti di genocidio.” “Le autorità israeliane di livello più alto sono state responsabili della distruzione, inclusa la distruzione deliberata, delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie,” di Gaza. “Questi atti hanno causato probabilmente migliaia di morti e continueranno a causarne in futuro, anche dopo la fine delle ostilità.” Dall’inizio dell’aggressione di Gaza si sono registrati quasi 670 mila casi di diarrea acquosa acuta, e più di 132 mila casi di ittero, un segno dell’epatite. Fakih conclude: “Nel corso dello scorso anno le autorità israeliane hanno intenzionalmente inflitto alla popolazione palestinese di Gaza condizioni di vita tali da provocare la loro distruzione fisica.” (the Guardian)