L’Europa fa i conti con il dopo Assad

Il leader siriano al-Shara vuole che siano revocate le sanzioni. Tra le altre notizie: i carri armati delle IDF appiccano un incendio all’ospedale Kamal Adwan, la guerra dell’acqua tra Campania e Molise, e i criminali giapponesi che fanno riciclaggio con le carte dei Pokémon

L’Europa fa i conti con il dopo Assad
Al-Shara incontra un rappresentante del governo britannico

Continua la strategia di avvicinamento ai paesi atlantisti di Ahmad al-Shara, precedentemente noto col nome di battaglia al-Jawlani. Al-Shara, di fatto il leader della Siria dopo Assad, ha incontrato un gruppo di giornalisti internazionali — a cui è stato proibito di filmare l’intervista, ma che hanno potuto pubblicare le sue risposte. Trovate due resoconti di questi incontri sul Times di Londra e su France 24. Nelle conversazioni con i giornalisti, al-Shara ha promesso che dal paese non verranno lanciati attacchi contro Israele e contro nessun altro paese — e ha chiesto in cambio la revoca delle sanzioni che da anni colpiscono la Siria. “Noi siriani, le vittime, veniamo puniti per gli atti del nostro fustigatore, che non è più con noi,” ha detto ai giornalisti. “Chiediamo l’aiuto della comunità internazionale nel perseguire i criminali del regime di Assad e recuperare i soldi rubati ai siriani.” La revoca delle sanzioni non è un passaggio semplicissimo, soprattutto a causa della classificazione come gruppo terroristico di Tahrir al-Sham, di cui al–Shara era leader come al–Jawlani, che ora minimizza: “Il nostro essere listati come terroristi era il risultato di politicizzazione. Abbiamo condotto operazioni militari, non abbiamo colpito civili. Il terrorismo è colpire civili, e noi non l’abbiamo fatto.” Rispondendo alle preoccupazioni su possibili attacchi alle minoranze presenti nel paese, al-Shara ha dichiarato: “Abbiamo parlato con tutte le comunità, con i drusi, che hanno combattuto con noi, con i cristiani, gli alauiti, e con i curdi.” Detto questo, “non importa se io sono sotto sanzioni o in una lista di terroristi. L’importante è che vengano sollevate le sanzioni dalla Siria.” Sulla prospettiva di nuove elezioni, ha espresso qualche dubbio, descrivendo lo scenario come “abbastanza inverosimile per ora”: “Metà della popolazione” siriana “è fuori dal paese, e molti non hanno nessun documento.” “Dobbiamo riportare le persone in patria dai paesi vicini come la Turchia, e dall’Europa.” (the Times / France 24) 

Questa è musica per le orecchie delle leadership xenofobe europee, che infatti in questi giorni stanno aprendo canali di comunicazione con le nuove autorità governative siriane: diversi paesi europei stanno inviando delegazioni a Damasco, e l’Unione europea stessa stabilirà rapporti con il paese, hanno annunciato Kaya Kallas e von der Leyen. Tecnicamente, la delegazione europea non ha mai chiuso in Siria, ma non è presente nel paese un ambasciatore europeo dall’inizio della guerra. Parlando al Parlamento europeo, Kallas ha dichiarato che l’obiettivo è che la delegazione sia “pienamente operativa.” Von der Leyen ha parlato nel contesto della sua nuova visita in Turchia, da Erdoğan, promettendo che “l’Europa è pronta a fare la sua parte per sostenere la Siria in questo momento critico,” e apertamente sostenendo possibili azioni turche nella regione: “Il rischio di una rinascita di Daesh, in particolare nella Siria orientale, è reale. Non possiamo permettere che ciò accada. Le legittime preoccupazioni di sicurezza della Turchia devono essere affrontate. Allo stesso tempo, è importante consentire a tutti i siriani, comprese tutte le minoranze, di essere al sicuro.” Von der Leyen era ad Ankara per offrire un ulteriore miliardo di euro alla Turchia per la “gestione” dei circa 3 milioni di rifugiati siriani che hanno lasciato il paese durante la guerra civile. Questa volta per lei c’era una poltrona per sedersi a fianco di Erdoğan. (the New Arab / Reuters / Commissione europea / Euronews)

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