La caccia di Israele al prossimo nemico
Tra le altre notizie del giorno: la polizia sudcoreana arresta i propri capi, una vittoria importante per i lavoratori di Pomigliano D’Arco, e la mania collettiva per l’impronta digitale di Luigi Mangione
Continuano senza sosta i bombardamenti dell’aviazione israeliana sui territori della Siria. Nelle scorse 48 ore l’esercito di Tel Aviv ha condotto 480 attacchi — Il ministro della Difesa Katz ha dichiarato che Israele ha “distrutto la marina siriana in una notte, con grande successo.” Il ministro ha dichiarato che le IDF stanno “operando in Siria per colpire e distruggerne le strutture strategiche che rappresentano una minaccia per Israele.” Katz ha poi lanciato un monito: “Avviso i leader ribelli in Siria: quelli che seguiranno i passi di Assad, faranno la fine di Assad” — una dichiarazione peculiare da rivolgere alle milizie che hanno messo fine ai 53 anni di dinastia della famiglia Assad. (CNN / the New York Times)
Katz si riferiva al bombardamento di lunedì di Latakia, la città portuale tradizionalmente nota in Italia come Laodicea. L’Osservatorio siriano per i diritti umani riporta che sono state distrutte 10 navi siriane, oltre ad un centro di ricerca scientifico presente nella città. Non è stata invece attaccata la città di Tartus, dove la Russia ha la propria presenza navale militare. Sembra che la marina russa abbia ritirato le proprie navi. Il ministro ha dichiarato che “insieme al Primo ministro,” ha ordinato all’esercito “di stabilire una zona di difesa sterile (sic) senza armi e minacce terroristiche, nel sud della Siria.” La promessa è che in questo territorio non dovrebbe esserci una “presenza israeliana permanente.” Mentre la sua aviazione lanciava in media un bombardamento ogni 6 minuti sul paese, Netanyahu ha dichiarato che Israele “non ha intenzione di interferire negli affari interni” siriani, ma “intendiamo chiaramente fare quanto necessario per garantire la nostra sicurezza.” “È in questo contesto che ho autorizzato l’aviazione a bombardare le strutture militari strategiche lasciate dall’esercito siriano, in modo che non finiscano nelle mani dei jihadisti.” Il Primo ministro ha aggiunto che Israele vuole creare una relazione “con il nuovo governo in Siria” — quello dei suddetti jihadisti — “ma se questo regime dovesse seguire l’Iran per rinforzarsi in Siria, o permette il trasferimento di armi iraniane o qualsiasi altro tipo di armi a Hezbollah, o ci attacca — risponderemo con forza e gliela faremo pagare cara.” (France 24 / Business Insider / Middle East Eye / Ynet news)