Carpocalypse

Carpocalypse
foto CC BY-SA 4.0 Y.Leclercq©

Chi ci segue sa che da tempi non sospetti facciamo notare che Fiat-Stellantis non solo sia stata coinvolta nella crisi generalizzata del settore automobilistico europeo, ma che il suo comportamento aziendale sia stato di per sé problematico. Ormai purtroppo lo stato delle cose è sempre più chiaro a tutti: lo fa notare con molta chiarezza il Post, secondo il quale “da una parte Stellantis sta subendo la grave crisi dell’intero settore, in cui un cambiamento culturale dei consumi e l’evoluzione della tecnologia hanno portato a un generalizzato calo delle vendite di auto; dall’altra l’azienda l’ha in parte provocata, questa crisi, perché da leader di mercato in Italia e in Europa non è stata in grado di indirizzare nel modo giusto l’innovazione dei processi e dei prodotti.” Il giornale online milanese fa anche notare che “Stellantis è il secondo produttore europeo di auto per veicoli venduti, e ha una posizione di leadership insieme a Volkswagen, altra azienda in grave crisi: le sue scelte poco lungimiranti sono proprio tra i motivi per cui il settore europeo è rimasto indietro rispetto a quanto avvenuto negli Stati Uniti e in Cina.” (il Post)

Il padrone dell’azienda e discendente della dinastia Agnelli, John Elkann, continua ad essere timido e a rifiutarsi di venire in audizione in Parlamento — ha però incontrato il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, con il quale nel recente passato l’azienda ha avuto screzi piuttosto ruvidi. La motivazione di questo ammorbidimento è sempre la stessa di Fiat quando le cose vanno male: chiedere dei soldi pubblici al governo. È impossibile non sentire in sottofondo le parole di Massimo Cacciari, il quale pochi giorni fa aveva fatto notare che “la Fiat, attraverso agevolazioni e finanziamenti vari, avrebbe potuto essere nazionalizzata dieci volte.” il manifesto sostiene che alcune voci vorrebbero uno stanziamento in extremis della Legge di bilancio per fornire 400 milioni di euro all’automotive. Il ministro Urso ha fissato un altro meeting per il prossimo 17 dicembre, sostenendo che “il tavolo che ho convocato il 17 possa davvero segnare una nuova svolta rispetto a quello che è accaduto in questi anni in Italia e in Europa e indicare al Paese la strada giusta per sostenere il lavoro e l’industria.” Nel frattempo continua l’azione dei lavoratori: non si sa quando riaprirà lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, e gli operai dell’indotto continuano con il loro presidio davanti alla fabbrica campana. (Ansa / il manifesto / il Mattino)