Le_Premier_ministre_français_Michel_Barnier

foto Licence Ouverte 2.0 Alexandra Lebon

I giorni a palazzo Matignon di Michel Barnier sono agli sgoccioli: il Primo ministro francese deve confrontarsi con due mozioni di sfiducia — convocate da France Insoumise e Rassemblement National. Si voterà domani, ed è molto probabile che il governo cadrà, perché RN ha già annunciato che voterà insieme alle forze progressiste nella loro mozione di sfiducia. Le forze di centrosinistra e di estrema destra si trovano allineate in seguito a una decisione autoritaria del Primo ministro stesso, che ha forzato l’approvazione di una delle due leggi che regolano il bilancio del paese — oggetto di forti critiche in quanto molto austera — utilizzando il terzo comma dell’articolo 49 della Costituzione francese, che permette di bypassare la votazione parlamentare di leggi di natura finanziaria. Il governo Barnier è di minoranza, e per approvare la legge il Primo ministro contava sul supporto esterno dell’estrema destra, ma governo e opposizione di destra non sono arrivati a un accordo. Annunciando che avrebbe ricorso al 49.3, Barnier ha detto che era il “momento della verità” — senza voto — “che mette ciascuno di fronte alle proprie responsabilità.” Senza senso del pudore il Primo ministro ha continuato, sostenendo che “i francesi non ci perdonerebbero se mettessimo i nostri interessi specifici davanti al futuro della nazione.”

Barnier ha ancora qualche ora per cercare di convincere le opposizioni a non votare per sfiduciarlo, ma la strada è in salita: il ministro dell’Interno Bruno Retailleau ha attaccato l’estrema destra, sostenendo che “si può coprire Le Pen di regali come un albero di Natale, ma dirà sempre di no.” Il ministro ha ammesso che il governo ha fatto numerose concessioni a RN, che però sarebbe mosso da “un’idea di vendetta,” che non si può spiegare se non attraverso “elementi irrazionali.” Il segretario del Partito socialista Olivier Faure dall’altra parte, ha ricordato che Barnier “non ha mai provato a discutere” delle leggi di Bilancio con il suo partito. “Abbiamo cercato di negoziare per due mesi con il Primo ministro, facendo proposte, dicendogli che un altro percorso era possibile, e il Primo ministro si è rivolto solo verso Marine Le Pen.” Non è una cosa sorprendente: il governo di coalizione di Barnier era nato espressamente per volontà di escludere i partiti di centrosinistra da una coalizione di governo.

Insomma: la cosa sembra già fatta — secondo i retroscena Macron starebbe già cercando un sostituto per Barnier, anche se la crisi di governo sembra aver colto l’Eliseo alla sprovvista — Macron dovrà tornare frettolosamente da una tre giorni nel Golfo persico. Qualsiasi soluzione di questo tipo, però, difficilmente risolverà il problema di instabilità politica — e soprattutto di cattiva rappresentanza — della Francia: un nuovo Primo ministro non renderà questo governo non di minoranza. Lo scenario che ovviamente Macron vuole evitare a tutti i costi però è un altro: elezioni presidenziali anticipate. Più o meno tutte le altre forze politiche pensano che sia necessario, e Mélenchon sta lavorando da tempo in quest’ottica: il parlamentare di LFI Manuel Bompard lo ha detto esplicitamente parlando con CNEWS: “La questione che si porrà dopo la caduta del governo sarà quella delle dimissioni del presidente della Repubblica.”


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