Spleen ligure

Fare un’analisi del voto è facile, ma trarne conseguenze è molto difficile: le forze di destra hanno confermato di avere potentati inattaccabili con gli strumenti della politica, e la strategia di una larga coalizione ha bisogno che esista più di un partito capace di raccogliere grande consenso

Spleen ligure
foto via Instagram @andreaorlando_ig

Il candidato della coalizione di destra, Marco Bucci, ha vinto le elezioni regionali in Liguria: secondo i dati diffusi da Eligendo la coalizione di destra è arrivata al 48,77%, mentre quella di centrosinistra per Andrea Orlando si è fermata al 47,36% — lo scarto numerico è di 8.424 voti. Sotto di loro ci sono diverse sigle sotto l’1% — Nicola Morra, 0,88%, 4.922 voti, Nicola Rollando con la coalizione PaP, PCI, Rifondazione, allo 0,87%, con 4.920 voti, Francesco Toscano, con Democrazia sovrana popolare, 0,84% e 4.709 voti. Per la destra si tratta di una vittoria risicata, ma che le forze di coalizione incassano volentieri — anche alla luce dello scandalo da cui la politica locale usciva, anche se ovviamente questo non viene esplicitato. Tutti gli esponenti della coalizione si sono congratulati con Bucci: Meloni ha dichiarato che “il centrodestra unito ha saputo rispondere alle aspettative dei cittadini, che confermano la loro fiducia nelle nostre politiche e nella concretezza dei nostri progetti.” Tra le altre riportiamo anche quella di Claudio Scajola, che ha dichiarato che Bucci “sarà un grande presidente della Liguria”: “Dal Ponente, che ha dato un grande contributo, gli giungano migliori auguri di buon lavoro,” ha aggiunto tagliente il maester dei consensi di Imperia, dove il candidato della destra è arrivato al 60% delle preferenze.

Fare un’analisi del voto è facile, ma trarne conseguenze è molto difficile. La destra ha vinto con un candidato che ha perso a Genova — dove lo conoscono bene — e a La Spezia, anche grazie al sacrificio di Fratelli d’Italia, che ha ceduto il passo a diverse liste civiche — FdI si ferma al 15% — che hanno saputo incanalare consenso nella coalizione nonostante gli scandali dell’amministrazione Toti, che alla fine non sembra abbiano spostato in modo significativo i voti. Nel centrosinistra il Partito democratico va eccezionalmente bene — è in generale il primo partito, con un ampio scarto, al 28,47%, quasi 10 punti percentuali in più delle regionali del 2020, quando con Sansa si fermò al 19,89%, a cui c’è da aggiungere anche la lista civica per Orlando, che ha portato un rilevante 5,3%, e AVS, che conferma la propria buona performance negli scorsi mesi e alle Europee, con il 6,17%. È molto affaticato, invece, il Movimento 5 Stelle, che si ferma al 4,56%, con 25.659 voti — nel 2020 aveva preso il 7,78%, più di 48 mila voti. Conte ha commentato il risultato elettorale dichiarando espressamente che serve “rifondare il M5S.” Per Conte era una battaglia particolarmente difficile: non solo c’era la dimensione televisiva dello scontro politico — quello con Grillo — ma in Liguria doveva competere con AVS, che aveva tra le proprie file Ferruccio Sansa stesso, che ha saputo parlare con l’elettorato tradizionalmente intercettato dal Movimento 5 Stelle.

Parlando dopo la sconfitta, Orlando ha rivendicato che “oggi il centrosinistra ha rimesso radici profonde in realtà nelle quali aveva avuto grandi difficoltà negli anni scorsi in Liguria.” “Sapevamo di dover contrastare un sistema di potere forte, arroccato, questo sistema si è manifestato in tutta la sua potenza. Ha vinto di misura, ma oggi ci sono le condizioni per proseguire una battaglia e realizzare nelle prossime tornate, anche amministrative, ciò che non è riuscito in questa tornata regionale.” Orlando non accusa nessuno: “Le forze del centrosinistra hanno, a livello ligure, collaborato in modo corretto, leale e le voglio ringraziare per questo,” ma “abbiamo pagato qualche difficoltà del cosiddetto campo largo, che si è ripercossa anche sulla nostra realtà.” “Oggi credo sia una giornata che ci deve fare riflettere, che deve fare riflettere il centrosinistra a livello nazionale, ma anche ci deve incoraggiare a proseguire una battaglia, che è iniziata, che non è finita e che io intendo portare avanti con determinazione. Quello che è iniziato va sempre finito.” Non sarà facile, però: le forze di destra hanno confermato di avere potentati apparentemente inattaccabili con gli strumenti della politica e anche di fronte ai fatti della cronaca giudiziaria, e la strategia di una larga coalizione progressista ha bisogno che esista più di un partito capace di raccogliere grande consenso.


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