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foto CC-BY-NC-SA 3.0 IT presidenza del Consiglio dei ministri

Stanno emergendo sempre più dettagli, e sempre più inquietanti, sulla vicenda dei cosiddetti “spioni” che nel fine settimana ha scosso la politica italiana. Il termine probabilmente non è del tutto corretto: sta infatti emergendo un quadro di vero e proprio spionaggio e ricatti politici su larghissima scala, il cui vertice sembra essere centrato sulla società di investigazione Equalize, posseduta dal titolare di Fondazione Fiera Enrico Pazzali. Quest’ultimo in particolare è un personaggio che mette la destra in grande imbarazzo, visto che secondo diverse fonti sarebbe stato il candidato più probabile della destra alle prossime elezioni comunali di Milano, grazie ai suoi buoni rapporti sia con La Russa/Santanché che con Attilio Fontana. Ecco perché, a parte le dichiarazioni di Meloni — che dopo mesi a parlare di complotti ne vede finalmente svelato uno — la destra sta rimanendo tutto sommato silenziosa su un argomento che dovrebbe essere pane per i suoi denti.

Anche i cosiddetti amici e compagni di schieramento di Pazzali infatti non sono rimasti al di fuori della sua rete: il nome del presidente del Senato e dei suoi famigliari figura infatti tra quelli spiati — un fatto che, a parte la figura di La Russa, è indubbiamente gravissimo. Dalle carte della procura di Milano emergerebbero rapporti ancora più stretti di quanto sembri tra Pazzali e Fontana, con il governatore che lo ha promosso negli scorsi anni ai vertici della fondazione nonostante avesse lasciato i conti di Fiera Milano spa in rosso. A quanto pare, Pazzali avrebbe cercato di acquisire informazioni pregiudizievoli “sul conto di qualcuno dei componenti del Consiglio Direttivo di Lombardia Migliore che, anche attraverso il sito lombardiamigliore.it, promuove la candidatura di Letizia Moratti quale futuro Presidente della Regione Lombardia.” Non c’è alcuna prova dell’effettivo coinvolgimento del presidente della regione Lombardia in attività di spionaggio, anche se Pazzali è stato pizzicato a commissionare un dossier dicendo “Attilio mi chie…Fontana mi chiede.” Ci sarebbe anche Matteo Renzi tra le ricerche di Pazzali, una ricerca che però i suoi soci non condividevano — e che rivela molto sul potere… persuasivo di Renzi. “Magari noi lo vendiamo alla Monte Paschi di Siena… Ci incula, ci manda qua la Finanza, i Servizi, i contro servizi.”

Tra i dossier confermati più gravi c’è quello di Piero Amara, ex legale di Eni e coinvolto nel grande caso giudiziario che ha travolto i magistrati che indagavano sugli affari del colosso energetico in Nigeria — chissà perché. Il cosiddetto “superpoliziotto” Carmine Gallo, che avrebbe collaborato con Pazzali, ha spiegato così al cliente a cui sarebbe stato inviato il dossier su Amara “quella roba di Eni, ha proprio un percorso diverso, c’è un contratto, c’è una richiesta, è figlio degli incarichi che ci abbiamo…” Quali incarichi? Tra i casi più interessanti però ce n’è senza dubbio uno privato: quello che Leonardo Maria Del Vecchio, classe 1995 ed erede multimiliardario di Luxottica, avrebbe commissionato verso la futura moglie, verso i fratelli e verso la propria madre. Sostanzialmente il fortunato ereditiere avrebbe pagato per far inserire un trojan nel telefono della propria compagna, ma non solo: secondo le parole della procura di Milano, “Leonardo Maria, che ha ereditato le quote della cassaforte di famiglia, si sente ricattato, per ragioni legate alla ‘governance dell’azienda,’ dal fratello Claudio e da un consulente della propria sorella Paola, sicché vorrebbe tenerli sotto controllo per capire le loro intenzioni.” Ma non solo: uno degli indagati avrebbe “deciso di creare artificiosamente, a favore di Leonardo Maria Del Vecchio o comunque dei di lui incaricati, documentazione apparentemente comprovante un controllo eseguito dalla polizia americana a carico di Del Vecchio Claudio, a New York, in compagnia di alcuni ‘sex offender’ a New York.”


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