Il “giorno dopo” a Gaza: ancora più crimini di guerra
La morte di Sinwar non cambia niente: nel corso di poche ore le IDF hanno colpito la città di Beit Lahia, uccidendo 73 persone, una tendopoli e un ambulanza fuori dall’ospedale Al-Awda, e un veicolo in cui erano presenti 4 ingegneri idraulici
Una donna tra i corpi dei propri familiari uccisi nel bombardamento di Beit Lahia.
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La morte di Sinwar non cambia niente: l’aviazione israeliana ha condotto un altro bombardamento su un complesso residenziale nella città di Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza. Mentre scriviamo le informazioni che arrivano sono ancora poche, ma i testimoni parlando di un bombardamento particolarmente intenso, che ha completamente distrutto la struttura: sono state uccise 73 persone, e il numero di feriti è ancora imprecisato — molti sono ancora intrappolati sotto le macerie, e i soccorsi non riescono a raggiungerli. Le IDF hanno condotto anche un attacco drone contro alcune tende che ospitavano famiglie attorno all’ospedale Al-Awda, nel campo profughi di Jabalia, e hanno colpito anche un’ambulanza. Non è noto quante persone siano state uccise in questo secondo attacco. Gli attacchi sono caduti nel 16esimo giorno dell’assedio militare del nord di Gaza, dove continuano a non arrivare acqua, cibo e aiuti umanitari. Le violenze continuano anche nel resto della Striscia di Gaza: Oxfam ha pubblicato una nota per denunciare l’uccisione di 4 ingegneri che stavano lavorando per riparare le infrastrutture idriche nella cittadina di Khuzaa, nel governatorato di Khan Yunis. Oxfam sottolinea che l’operazione degli ingegneri era svolta in accordo con le autorità israeliane, e che gli uomini si muovevano su un veicolo chiaramente marchiato dai Servizi idrici dei comuni costieri di Gaza. Oxfam sottolinea quanto andrebbe ripetuto quotidianamente scrivendo dell’aggressione di Gaza: “gli attacchi alle infrastrutture civili e a chi le mantiene sono chiare violazioni del diritto umanitario internazionale.”
Il canale Telegram Middle East Spectator ha pubblicato alcuni documenti — molto recenti, datati 15 e 16 ottobre — sull’imminente nuovo attacco israeliano contro l’Iran. I documenti contengono descrizioni dei preparativi delle IDF per attaccare l’Iran, e riportano di piani israeliani per spostare munizioni e armamenti. I due documenti, compilati dall’Agenzia Nazionale per l’Intelligence Geospaziale e dall’NSA, non contengono rivelazioni dalle pesanti conseguenze politiche, ma il fatto che siano stati filtrati — prima che su Middle East Spectator, a quanto pare, su almeno un altro canale Telegram privato, inevitabilmente eroderà il rapporto di fiducia tra Tel Aviv e Washington. Un funzionario statunitense, rimasto anonimo, ha riferito a CNN che la situazione era “brutta ma non orribile.” “La preoccupazione è che ci siano altri” documenti che potrebbero emergere nei prossimi giorni.
Il governo israeliano ha annunciato che la villa di Netanyahu a Cesarea sarebbe stata colpita da un attacco drone, che però ha causato solo danni superficiali, senza uccidere e ferire nessuno. Secondo le autorità di Tel Aviv 3 droni sarebbero stati lanciati contro la residenza di mare del Primo ministro — due sono stati intercettati, mentre il terzo è riuscito a colpire la villa. Netanyahu ha dichiarato che “il tentativo da parte di Hezbollah di assassinare me e mia moglie oggi è stato un grave errore.” La nota si conclude dicendo che “combatteremo, e con l’aiuto di dio, vinceremo.” Il sistema antiaereo di Israele sembra non aver rilevato i droni, particolarmente leggeri e quindi difficili da individuare. Mentre scriviamo Hezbollah non ha rivendicato l’attacco.