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Le IDF e lo Shin Bet hanno annunciato ieri di aver ucciso Yahya Sinwar, co–fondatore degli apparati di sicurezza di Hamas, e presidente dell’ufficio politico ed effettivo leader dell’organizzazione dal luglio 2024 — in seguito all’omicidio di Ismail Haniyeh. Sinwar era nel mirino di Tel Aviv da quando è stato eletto leader di Hamas per la Striscia di Gaza, nel 2017, ed era indicato da gran parte dei media internazionale come uno degli organizzatori dell’attacco del 7 ottobre. Secondo le ricostruzioni della stampa Sinwar sarebbe stato ucciso quasi per caso, quando un gruppo di militari israeliani ha aperto il fuoco su 3 presupposti militanti palestinesi nella zona di Rafah. Sinwar avrebbe cercato riparo ma era stato individuato — ma non identificato — da un drone, e poi ucciso. Con lui non c’era nessuno dei prigionieri israeliani ancora a Gaza che secondo Tel Aviv il leader di Hamas avrebbe usato come “scudo umano.” Il ministero della Difesa israeliano Gallant ne ha confermato l’uccisione, dicendo che “è morto da sconfitto, perseguitato e in fuga — non è morto da comandante.” Le IDF hanno rilasciato un video in cui il drone insegue Sinwar, che appare affaticato, apparentemente già ferito a una mano, secondo la ricostruzione dei militari.

Gli alleati internazionali di Israele hanno celebrato l’uccisione di Sinwar. Secondo la vicepresidente Kamala Harris “è stata fatta giustizia,” mentre secondo lo speaker della Camera dei rappresentanti Mike Johnson la sua vita sarebbe stata “l’incarnazione del male,” “segnata dall’odio per tutto quello che è buono al mondo” (sic). “La sua morte porta speranza per tutti quelli che vogliono vivere liberi.” Secondo la ministra degli Esteri tedesca Baerbock si trattava di “un assassino e un terrorista crudele,” la cui morte dovrebbe portare alla “resa delle armi” da parte di Hamas. Molti alleati di Tel Aviv, però, hanno sottolineato che con la morte di Sinwar sparisce la principale giustificazione dell’aggressione israeliana di Gaza — in cui sono state uccise più di 42 mila persone, contando solo quelle confermate, e non le migliaia rimaste disperse sotto le macerie. Lo stesso Biden, che ha dichiarato che doveva “congratularsi con Netanyahu” ha aggiunto che i due avrebbero dovuto “discutere” di come “mettere fine a questa guerra una volta per tutte, che ha causato così tanta devastazione per le persone innocenti.” Netanyahu la pensa diversamente, e sostiene che questa “non sia la fine della guerra a Gaza,” anche se ammette che sia “l’inizio della fine.” In una celebre conferenza stampa del 2021, parlando della sua possibile uccisione da parte delle IDF, Sinwar aveva detto che “non avrebbe battuto ciglio,” e aveva detto a Israele di “accomodarsi”: se Netanyahu “dirà che questa è la foto della vittoria e la fine della battaglia, ora che abbiamo assassinato Sinwar,” se “vuole una immagine di vittoria, sono pronto. Possono decidere di assassinarmi anche ora.”

Giovedì a Gaza non è stato ucciso solo Sinwar: le IDF hanno bombardato un’altra scuola convertita in rifugio per gli sfollati, a Jabalia, nel nord della Striscia, uccidendo almeno 28 persone, tra cui un numero ancora imprecisato di minorenni. Qualche ora dopo, nel centro della Striscia, l’aviazione israeliana ha colpito per l’ennesima volta il campo profughi di al–Maghazi, uccidendo 10 persone. Nel corso della notte e poi nella prime ore della mattina di venerdì i bombardamenti sono continuati senza sosta in tutta la Striscia, colpendo diverse residenze civili e anche il cmapo profughi di al–Shati, a ovest della città di Gaza.


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