“Siamo un’altra Gaza”
Parlando con i giornalisti di AFP mentre ispezionava i danni fatti dai militari israeliani, un residente nel campo profughi di Nur Shams ha dichiarato che la Cisgiordania stava diventando “una nuova Gaza,” “in particolare nei campi profughi.”
L’assedio delle IDF a Jenin. Foto: Mohamed Mansour / WAFA
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Continua l’attacco delle IDF in Cisgiordania, in quella che è a tutti gli effetti l’operazione militare più grave svolta nel territorio da decenni. Nelle ultime ore l’esercito israeliano ha ritirato le proprie truppe da Tulkarem, ma ha intensificato le operazioni attorno a Jenin, dove le forze di occuppazione hanno imposto un assedio attorno all’ospedale governativo, bloccando gli spostamenti delle ambulanze e impedendo le consegne alla struttura. Le IDF hanno vantato l’uccisione Wassem Hazem, che era in una posizione di leadership in Hamas a Jenin, e altri due miliziani nel contesto delle operazioni. In questi 3 giorni le IDF hanno ucciso 20 palestinesi secondo i conteggi dell’UNRWA, tra cui una persona con disabilità e un numero non specificato di minorenni. Parlando con i giornalisti di AFP mentre ispezionava i danni fatti dai militari israeliani, un residente nel campo profughi di Nur Shams ha dichiarato che la Cisgiordania stava diventando “una nuova Gaza,” “in particolare nei campi profughi.”
Domenica dovrebbe iniziare la prima pausa dei combattimenti per rendere possibile la campagna vaccinale contro la poliomielite, e in questo contesto venerdì e sabato i residenti di alcune aree della Striscia sono potuti tornare dove avevano le proprie case — anche se gran parte degli ordini di evacuazione restano attivi. La notizia arriva in seguito all’emissione di un cablo da parte dell’Agenzia statunitense per lo Sviluppo internazionale, l’USAID, che è stato filtrato sui media e pubblicato da KlipNews. Nel documento, si legge che i funzionari statunitensi stabiliscono che gli ordini di evacuazione hanno “esacerbato” la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, “aggravando i rischi per lo staff umanitario e limitando l’accesso alla popolazione in difficoltà.” “Il ritmo di questi ordini d’evacuazione potrebbe debilitare le operazioni umanitarie rimanenti nell’enclave.” L’annuncio del ritiro di alcuni ordini di evacuazione e il cablo evidenzia come, quando si vuole, la politica statunitense abbia una influenza diretta e positiva sulle azioni israeliane — e che quindi l’inazione sia una scelta politica esplicita.
Nel frattempo la trattativa per il cessate il fuoco è di nuovo completamente arenata, e la delegazione israeliana ha lasciato Doha in un altro nulla di fatto. Un retroscena di Keshet 12 e Times of Israel riporta di un forte litigio tra Netanyahu e Gallant, il ministro della Difesa israeliano: il Primo ministro avrebbe detto che ottenere l’occupazione militare della Philadelphi Route, il corridoio di territorio tra Gaza e l’Egitto, fosse una priorità rispetto alla liberazione dei prigionieri israeliani. Netanyahu ha chiesto al proprio gabinetto di sicurezza di approvare una serie di mappe delle IDF che dettagliavano come organizzare l’occupazione militare del territorio. I ministri erano arrivati alla riunione senza sapere che si sarebbe parlato dell’occupazione militare della Philadelphi Route. Gallant avrebbe spiegato ai colleghi: “Il significato di questo è che Hamas non accetterà, e così non ci sarà un accordo e non gli ostaggi non saranno liberati.” Netanyahu avrebbe risposto: “Questa è la decisione.” Gallant avrebbe quindi accusato Netanyahu di condurre in solitaria la trattativa: “I negoziatori hanno schizzato le mappe che hai chiesto, ma loro hanno una posizione differente.”