Nulla di fatto sul cessate il fuoco (di nuovo)
I funzionari statunitensi restano ottimisti, ma anche questo round della trattativa per il cessate il fuoco a Gaza si è concluso con un nulla di fatto
Le macerie ad Hamad, a ovest di Khan Yunis, dopo un bombardamento delle IDF. Foto: WAFA
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Anche questo round della trattativa per il cessate il fuoco a Gaza si è concluso con un nulla di fatto: i rappresentanti di Hamas e Israele non hanno accettato i diversi compromessi possibili proposti dai mediatori egiziani e qatarini al Cairo. Un funzionario di Hamas, Osama Hamdan, ha dichiarato che il gruppo “non accetterà discussioni che ritrattino quello su cui ci siamo accordati il 2 luglio, o nuove condizioni.” Rispetto alle trattative precedenti, le autorità di Tel Aviv hanno posto come condizione per il cessate il fuoco il mantenimento di una presenza militare israeliana sulla Philadelphi Route e il disarmo di tutti i palestinesi che vogliono tornare nel nord della Striscia. Hamas in precedenza aveva approvato l’accordo che gli Stati Uniti avevano presentato come “israeliano,” che era stato approvato anche al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ma che le autorità israeliane stesse avevano poi respinto.
I funzionari statunitensi insistono che il processo di “pace” continuerà, e restano ottimisti. La trattativa al Cairo sarebbe stata “costruttiva” ed è stata “condotta con lo spirito di raggiungere un accordo finale e implementabile.” “Il processo continuerà nei prossimi giorni attraverso gruppi di lavoro per affrontare i problemi e i dettagli rimanenti.” Il fatto che sia necessario tornare in una fase di stesura del testo e “gruppi di lavoro” sembra indicare che l’accordo non sia affatto vicino.
Le IDF hanno rilasciato nuovi ordini di evacuazione su Dayr al-Balah, e l’aviazione ha iniziato a bombardare prima che i civili avessero il tempo di mettersi in sicurezza. È in corso anche l’evacuazione dell’ospedale Martiri di al–Aqsa, l’ultimo attivo nel centro della Striscia di Gaza — molte persone ricoverate stanno lasciando la struttura senza sapere dove possono andare.
Nel frattempo, Netanyahu è tornato a minacciare l’escalation, dicendo che l’attacco di domenica contro il Libano “non metteva la parola fine” alla campagna delle IDF contro Hezbollah. “Stiamo colpendo Hezbollah con attacchi schiaccianti e a sorpresa,” ha detto il Primo ministro al proprio gabinetto.