La teoria del cessate il fuoco unilaterale

Tra le richieste avanzate da Tel Aviv e apparentemente approvate dai mediatori c’è quella che tutti i palestinesi che dal sud della Striscia tornano al nord debbano essere disarmati, mentre le IDF potrebbero continuare a occupare il confine con l’Egitto

La teoria del cessate il fuoco unilaterale
Palestinesi costretti alla fuga dopo l’annuncio delle IDF di ulteriori attacchi nelle zone umanitarie.
Foto via X @UNRWA

Egitto, Qatar e Stati Uniti hanno firmato una nota congiunta alla fine di 2 giorni di trattative a Doha, dicendo che il dialogo con i rappresentanti di Tel Aviv è stato “serio e costruttivo” ed è stato condotto in una “atmosfera positiva.” I mediatori avrebbero lavorato partendo dalla proposta di Biden del 31 maggio — quella che era stata falsamente presentata come “israeliana.” Il nuovo testo dovrebbe “colmare le lacune rimanenti” per permettere una “implementazione rapida.” I funzionari dicono che “non c’è altro tempo da perdere” — dopo 10 mesi di aggressione — e “non ci sono scuse per qualsiasi parte per ulteriori ritardi.” Il documento non specifica quali siano le modifiche fatte all’accordo del 31 maggio, che invece era stato presentato in modo dettagliato. Biden è sembrato molto ottimista sul procedere dei lavori, e Blinken arriverà a Tel Aviv domenica per incontrare il giorno successivo Netanyahu — con l’obiettivo di ottenere la sua approvazione dell’accordo per il cessate il fuoco.

Da parte di Hamas c’è molto scetticismo: fonti del gruppo che hanno parlato con Middle East Eye riportano che “Hamas rigetta categoricamente le condizioni di Netanyahu”: “Tutti i media israeliani e internazionali che raccontano che il dialogo è positivo sono senza fonti e ingannevoli. [Gli israeliani] stanno cercando di guadagnare tempo con la speranza di contenere l’escalation regionale in seguito all’omicidio di Haniyeh.” Nelle settimane scorse l’ufficio del Primo ministro aveva avanzato richieste durissime per arrivare al cessate il fuoco, compreso il mantenimento della presenza militare israeliana sul confine tra Egitto e Gaza, la Philadelphi Route, e la richiesta di controllare che i palestinesi che vogliono tornare nelle proprie case nel nord della Striscia siano disarmati. Si sa molto poco di cosa si sia discusso in questi due giorni, ma sembra che i mediatori di Cairo, Doha e Washington abbiano ceduto su questo secondo punto in particolare — una fonte statunitense ha confermato a Hiba Nasr del Washington Post che “crediamo, come gli altri mediatori, che sia un punto di principio materiale dell’accordo”: “Se qualcuno trasporta armi dal sud al nord, questo sarebbe in violazione dell’accordo.” “È una cosa che va riaffermata nella trattativa.”

Come si ripete ciclicamente da gennaio, tutte le volte che è in discussione un cessate il fuoco, aumentano le violenze sulla Striscia di Gaza: le IDF hanno ordinato nuove evacuazioni di massa sia a nord che a sud della Striscia — comprese in zone di Khan Yunis e a Deir al–Balah che in precedenza i militari stessi avevano indicato come “zone umanitarie.”


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