“Nessuno sa cosa vuole Bibi”

I mediatori hanno comunicato ai funzionari israeliani che c’è disponibilità da parte di Sinwar di arrivare a un accordo per il cessate il fuoco, ma a Tel Aviv nessuno sa quali siano gli obiettivi del Primo ministro

“Nessuno sa cosa vuole Bibi”
foto via X @netanyahu

I mediatori di Egitto e Qatar hanno comunicato ai funzionari israeliani che c’è disponibilità da parte del nuovo leader politico di Hamas Yahya Sinwar di arrivare a un accordo per il cessate il fuoco. Hamas ha rilasciato una dichiarazione in cui chiede ai mediatori di “presentare un piano per implementare quanto proposto,” “in base alla visione di Biden e alla risoluzione delle Nazioni Unite,” e “obbligare le forze di occupazione a rispettare” l’accordo. Il 31 maggio Biden aveva presentato un piano per raggiungere il cessate il fuoco in 3 parti, descrivendolo come “israeliano” — nelle settimane successive è diventato chiaro che il piano non arrivava però da Israele, o che perlomeno le autorità israeliane avevano intenzione di alzare ancora il prezzo della sospensione dell’aggressione. Nei giorni scorsi i retroscena sembrano indicare un cambio di passo da parte di Netanyahu, che sarebbe ora davvero disposto a concedere un cessate il fuoco — anche se dovesse avere un costo politico salato — ma gli stessi funzionari israeliani restano scettici che ci sarà movimento positivo per il cessate il fuoco da parte dell’ufficio del Primo ministro. “Nessuno sa cosa vuole Bibi,” ha detto una fonte israeliana a CNN.

I media israeliani hanno interpretato la posizione di Hamas come un rifiuto di presentarsi all’incontro del 15 agosto, anche se in realtà l’ultima posizione ufficiale del gruppo riporta che si stava ancora “studiando” la situazione. Il portavoce di Hamas Jihad Taha ha spiegato che “chi sta ostacolando il successo dell’ultima proposta è l’occupazione israeliana.” L’incontro di questa settimana è stato presentato dai mediatori come un’occasione per colmare le ultime differenze tra le due parti, ma Hamas insiste che l’unico modo per riuscirci è “esercitare vera pressione sul lato israeliano, che ha praticato e continua a praticare una politica di porre ostacoli al successo dell’impegno per mettere fine all’aggressione.”

Nel frattempo, l’aggressione di Gaza continua: le IDF hanno ordinato ulteriori evacuazioni nel sud della Striscia, costringendo decine di migliaia di palestinesi a mettersi di nuovo in marcia per evitare di essere uccisi. L’ultimo ordine di evacuazione riguarda aree di Khan yunis, compresa una parte che in precedenza le stesse IDF avevano indicato come “zona umanitaria.”

Ma come si applica pressione su Israele, allora: il taoiseach Simon Harris ha rilasciato una dichiarazione in cui chiede una “revisione urgente” dell’Accordo di associazione stipulato dall’Unione europea con Israele — si tratta di un modello di accordo che l’UE ha con molti stati non comunitari, con cui si definiscono gli estremi della co-operazione commerciale e politica di quello stato con il blocco. Harris sottolinea che l’accordo ha “clausole sui diritti umani”: “Non credo che sia ragionevole che l’Unione europea continui a renderle ridondanti.” Nella dichiarazione, Harris non risparmia le parole: “Siamo tutti sconvolti dai molti crimini di guerra che senza dubbio sono stati commessi a Gaza. Non può esserci impunità.” “Il mondo è sull’orlo di un momento orripilante, eppure le leve per fermare la violenza non sono state usate.”


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