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foto: dominio pubblico, Casa bianca / Adam Schultz

Il presidente turco Erdoğan ha sentito al telefono Joe Biden in seguito al ruolo a quanto pare molto importante della diplomazia turca nell’organizzazione dello scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia che ha permesso la liberazione di Evan Gershkovich e Paul Whelan. Durante la conversazione Erdoğan ha avanzato critiche molto pesanti nei confronti di Netanyahu e di Israele. Secondo il presidente turco, Netanyahu ha dimostrato “la sua avversione alla pace e al cessate il fuoco ad ogni passo” della trattativa — Erdoğan ha sottolineato che l’uccisione di Haniyeh è un colpo molto duro all’avanzamento del dialogo per il cessate il fuoco, e ha accusato Israele di voler “far divampare il fuoco di Gaza in tutta la regione.” Erdoğan non ha risparmiato critiche nemmeno per il proprio interlocutore diretto, dicendo che la decisione di ospitare Netanyahu per il proprio discorso al Congresso statunitense era stata una “profonda delusione” per la Turchia e per molti stati al mondo.

Il fuoco divampa: il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, parlando con i sostenitori dell’organizzazione che stavano partecipando ai funerali di Fuad Shukr, ha dichiarato che la guerra contro Israele era “entrata in una nuova fase”: Hezbollah starebbe lavorando a una risposta “reale,” “studiata” all’attacco israeliano, piuttosto che a un attacco dal valore simbolico — un commento rivolto direttamente alle molte voci che in questi giorni hanno chiesto al gruppo di non lanciare un ulteriore attacco di ritorsione. Nasrallah ha avvertito che una risposta di Hezbollah è “inevitabile,” e che una eventuale escalation regionale dipenderà poi dalla risposta di Israele. Netanyahu ha risposto in tono belligerante: “Israele è preparato a ogni scenario, sia nella difesa che nell’offesa.” “Faremo pagare un prezzo molto alto per qualsiasi atto di aggressione contro di noi, in ogni arena.”

Ma chi sostituirà Haniyeh alla guida politica di Hamas? Ci sono diversi possibili successori, tra loro c’è Khaled Meshaal, l’ex leader politico del gruppo, che però è relativamente isolato, non avendo buoni rapporti con l’Iran, Khalil Al-Hayya, che ad Aprile aveva aperto alla possibilità di un disarmo di Hamas nel contesto di un vero processo democratico per una soluzione dei due stati, e Musa Abu Marzouk, già uno dei funzionari più in vista del gruppo.


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