03-03-2020_Ismail_Haniyeh
Ismail Haniyeh in visita a Mosca. Foto CC–BY 4.0 council.gov.ru

Hamas ha rilasciato una dichiarazione denunciando che Israele ha assassinato il capo dell’ufficio politico del movimento, Ismail Haniyeh, che si trovava in visita a Teheran per l’inaugurazione della presidenza di Masoud Pezeshkian. Haniyeh e una sua guardia del corpo sono stati uccisi con un attacco aereo, che è stato confermato anche dai Guardiani della rivoluzione iraniani. Mentre scriviamo Israele non ha ancora rivendicato l’attacco — potrebbe anche non farlo del tutto: non sempre i funzionari militari israeliani annunciano e giustificano le proprie operazioni, soprattutto quando colpiscono obiettivi fuori dalla Striscia di Gaza e dalla Cisgiordania. Il governo palestinese ha condannato l’uccisione di Haniyeh e ha chiesto a tutte le fazioni palestinesi di continuare a lavorare insieme verso l’unità nazionale palestinese, “contro l’occupazione israeliana e i suoi crimini.” Dall’inizio dell’aggressione di Gaza le IDF avevano ucciso più di 60 membri della famiglia di Haniyeh — tra cui sua sorella, 3 figli, e 3 nipoti. Commentando l’uccisione di 3 dei propri figli, lo scorso aprile aveva dichiarato che Hamas non avrebbe rinunciato alle proprie richieste per il cessate il fuoco: “Attraverso il sangue dei martiri e il dolore dei feriti, creiamo speranza, creiamo il futuro, creiamo indipendenza e libertà, per il nostro popolo e la nostra nazione.”

È difficile prevedere cosa possa succedere ora: Al Jazeera sottolinea che Haniyeh era una figura politica pragmatica, importante per la coordinazione tra fazioni palestinesi e per la conduzione della trattativa per il cessate il fuoco — che è difficile immaginare non si allontani dopo il suo assassinio. D’altra parte, però, la sua uccisione potrebbe portare a un marcato aumento della pressione da parte della società civile israeliana che chiede di arrivare a un accordo per la liberazione dei prigionieri: si potrebbe indicare con la morte di Haniyeh la tanto desiderata “vittoria totale” su Hamas che Netanyahu ha ripetuto negli scorsi mesi per bloccare l’avanzare della trattativa. Un’altra variabile molto rilevante è il rischio di escalation: l’Iran potrebbe ritenere necessario rispondere all’attacco, essendo ovviamente l’omicidio un grave fallimento degli apparati di sicurezza di Teheran.

L’omicidio di Haniyeh è arrivato solo poche ore un altro attacco aereo israeliano, questo su Beirut e contro Hezbollah. Nel corso della giornata i cittadini della capitale libanese e gli osservatori di tutto il mondo hanno atteso con ansia l’inevitabile (?) attacco di rappresaglia condotto in seguito all’attacco che aveva colpito le Alture del Golan occupate — operazione che a oggi Hezbollah continua a negare di aver realizzato. In questo caso Israele ha rivendicato l’attacco, e anzi ha vantato l’uccisione del comandante Fuad Shukur — non è chiaro se in questo caso se le IDF abbiano colpito l’obiettivo: Hezbollah non ne ha ancora confermato la morte, anche se ha confermato che il comandante si trovava nell’edificio colpito. Il Primo ministro del Libano ha condannato l’attacco, dicendo che si trattava di un “atto criminale,” parte di “una serie di operazioni aggressive di uccisione di civili, in chiara ed esplicita violazione della legge internazionale.” Gli Stati Uniti avevano chiesto alla leadership israeliana di non bombardare Beirut, ma Tel Aviv ha invece informato Washington che l’avrebbe fatto. Il portavoce di Guterres Stéphane Dujarric ha espresso la “forte preoccupazione” del Segretario generale delle Nazioni Unite, chiedendo ancora una volta la “massima moderazione” nella risposta da parte di tutte le parti coinvolte nel conflitto.


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