Prima colonizziamo, poi si vedrà
Un’inchiesta di Peace Now documenta come il governo israeliano abbia investito silenziosamente 75 milioni di shekel — 18,9 milioni di euro — nella sicurezza degli avamposti coloniali illegali, quelli che ufficialmente nemmeno Tel Aviv riconosce
La colonia Tkoa F, costruita nel 2023. Foto: Peace Now
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Un’inchiesta di Peace Now documenta come il governo israeliano investa silenziosamente nella sicurezza degli avamposti coloniali illegali — quelli che ufficialmente nemmeno Tel Aviv riconosce. Il ministero delle Colonie Missioni Nazionali, sotto la guida della ministra Orit Strook, politica di estrema destra e già leader dell’insediamento di Hebron, l’anno scorso aveva messo in budget 75 milioni di shekel — 18,9 milioni di euro — per le necessità di sicurezza degli “insediamenti giovani,” una perifrasi utilizzata per indicare fattorie e avamposti su territori sottratti illegalmente alla popolazione palestinese della Cisgiordania. Il finanziamento è stato confermato silenziosamente lo scorso dicembre, mentre l’attenzione nazionale e le pressioni internazionali erano concentrate sull’aggressione di Gaza. Secondo Peace Now i fondi sono stati usati per l’acquisto di veicoli, droni, telecamere e anche per costruire strade che collegassero alcuni degli avamposti più remoti. In totale, nei vari avamposti la cui sicurezza costa molti milioni, vivono 25.500 coloni. La presenza sempre più fitta di avamposti in Cisgiordania è un ostacolo sempre più grande alla soluzione dei due stati — si tratta di una sorta di operazione di annessione al rallentatore: la pratica di difendere gli avamposti prima che vengano riconosciuti è un fase ricorrente del ciclo dell’illegalità, che si conclude periodicamente con la legalizzazione — solo secondo lo stato israeliano — di questi avamposti. Ancora poche settimane fa Tel Aviv ha riconosciuto 5 avamposti che precedentemente indicava come illegali.
Alcuni di questi insediamenti difesi dal governo israeliano ospitano coloni responsabili di attacchi ricorrenti contro la popolazione palestinese in Cisgiordania. La rete delle colonie — sempre più fitta — è una delle cause principali di violenza contro la popolazione palestinese in Cisgiordania. Venerdì la Corte internazionale di giustizia ha indicato che l’occupazione israeliana dei territori palestinese è illegale relativamente a tutti i territori occupati dal 1967.
A Gaza, nel frattempo, continua senza sosta la strage. Le IDF hanno condotto un assalto di larga scala a Khan Yunis, uccidendo 77 persone e ferendone 200. Altre 30 persone sono rimaste sotto le macerie. Giornalisti presenti sulla scena testimoniano che gli attacchi di artiglieria sono iniziati solo pochi minuti dopo l’emissione dell’ordine di evacuazione, lasciando pochissimo tempo alle persone di sfuggire (di nuovo) alle violenze. Nelle ore successive almeno altre 16 persone sono state uccise in tre attacchi separati nel nord della Striscia di Gaza.