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foto via X @ShaykhSulaiman

L’aviazione israeliana ha condotto un bombardamento del porto di Hodeida, in Yemen, controllato dai ribelli Houthi. Il bombardamento è una ritorsione per un attacco drone lanciato dal gruppo, che ha colpito venerdì Tel Aviv. Secondo Al Masirah, il bombardamento ha colpito impianti di stoccaggio del petrolio e una centrale elettrica — causando un grande incendio. Secondo l’esercito israeliano si sarebbe trattato di “obiettivi militari,” con una definizione un po’ elastica di obiettivi militari: il porto di Hodeida sarebbe stato colpito per impedire agli Houthi di continuare a importare armi dall’Iran. Secondo le autorità Houthi l’attacco ha ucciso 3 persone e causato 87 feriti. Un video pubblicato su X mostra le dimensioni dell’incendio che ha ingolfato il porto. Le autorità israeliane hanno specificato di aver informato gli Stati Uniti dell’operazione, che però è stata svolta senza il supporto militare di Washington. È la prima volta che le IDF colpiscono lo Yemen, in un altro passo nel progressivo allargamento dell’aggressione di Gaza in un conflitto regionale.

Il portavoce forze armate yemenite Yahya Saree ha dichiarato che l’attacco dell’esercito israeliano “non fermerà il supporto ai nostri fratelli a Gaza,” “a prescindere dalle conseguenze e dai risultati.” Saree ha dichiarato che le forze yemenite “si stanno preparando a una lunga guerra” “almeno fino a quando non finirà l’aggressione, l’assedio [di Gaza] è revocato, e tutti i crimini commessi contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza sono fermati.” Il portavoce — che è brigadier generale dell’esercito — ha minacciato che le forze yemenite “risponderanno a questa aggressione scellerata e non esiteranno a colpire obiettivi vitali del nemico.” Hamas e il Movimento per il jihad islamico hanno pubblicato dichiarazioni in sostegno dello Yemen, denunciando l’attacco, denunciando la “temerarietà sionista” e definendo l’attacco “una escalation pericolosa.”

Herzi Halevi, il capo di stato maggiore generale delle IDF, avrebbe consigliato di nuovo a Netanyahu di accettare l’accordo per il cessate il fuoco con Hamas. Halevi avrebbe spiegato a Netanyahu che l’accordo per il cessate il fuoco non impedisce a Israele “di tornare ad attaccare a Gaza” in un secondo momento. Il Primo ministro israeliano non voleva sentirne parlare però, e dopo mezz’ora avrebbe interrotto Halevi, dicendo che “era tardi ed era stanco.” Non è la prima volta che l’esercito invita il governo Netanyahu VI al cessate il fuoco: la leadership militare ritiene da un po’ che sia necessario almeno sospendere le operazioni a Gaza in modo da liberare le risorse in caso di aperto conflitto con Hezbollah e il Libano, e ora, forse, con Houthi e Yemen.


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