Le IDF hanno bombardato un’altra scuola diventata rifugio per sfollati
L’aviazione israeliana ha condotto un altro bombardamento su una scuola che era utilizzata dagli sfollati come rifugio: mentre scriviamo si contano 16 morti e circa 50 feriti
Cittadini palestinesi ispezionano le macerie della scuola al–Ga‘uni. Foto via X @QudsNen
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L’aviazione israeliana ha condotto un altro bombardamento su una scuola che era utilizzata dagli sfollati come rifugio: mentre scriviamo si contano 16 morti e circa 50 feriti. La struttura colpita è la scuola al-Ga‘uni di Nuseirat: è la seconda volta che le IDF bombardano questa scuola, che prima dell’inizio dell’aggressione di Gaza era gestita dalle Nazioni Unite. Nelle ore successive si sono ripetuti bombardamenti intensi in diverse altre parti della Striscia. Un altro bombardamento ha colpito un gruppo di civili che erano appena stati rilasciati da una detenzione ingiusta da parte delle IDF, che 4 giorni fa erano stati arrestati mentre svolgevano il proprio lavoro — assistere alla sicurezza dei convogli di aiuti. Non è noto quanti siano morti nel bombardamento. Uno dei sopravvissuti al bombardamenti riporta che durante i 4 giorni di detenzione “le forze armate ci hanno costretto a torture fisiche e umiliazioni, buttandoci per terra, camminando sui nostri corpi, e anche urinando su di noi.” Al Jazeera riporta di gravi difficoltà all’ospedale Shuhada al-Aqsa di Dayr al-Balah, dove sono confluiti i feriti del bombardamento sulla scuola. Un medico che lavora nell’ospedale, parlando con Al Jazeera, ha ricordato che la struttura avrebbe la capacità di assistere 200 persone, e al momento ci sono più di 600 pazienti che hanno bisogno di cure.
Dopo nove mesi di aggressione, la situazione umanitaria è gravissima. Un aggiornamento dell’UNRWA su X riporta che i bambini a Gaza passano fino a 8 ore al giorno a cercare acqua e cibo, costretti spesso a trasportare pesi eccessivi e a camminare lontano per trovare qualcosa. La mancanza di infrastrutture costringe le famiglie a usare l’acqua di mare per lavarsi, e a volte anche per bere.
L’Egitto accoglierà le delegazioni israeliane e statunitensi per un nuovo round di trattativa per arrivare a un cessate il fuoco per Gaza. La notizia arriva su presupposti incoraggianti: Hamas ha annunciato di aver accettato la proposta di Washington per il rilascio dei prigionieri israeliani nella prima delle fasi del cessate il fuoco. La posizione precedente del gruppo palestinese pretendeva un impegno a un cessate il fuoco permanente da parte di Israele. Ora Hamas spera che si arrivi a un accordo per il cessate il fuoco permanente nel contesto della trattativa di 6 settimane prevista proprio nel contesto della prima fase dell’accordo. Non è chiaro se e quando ci saranno sviluppi, ma è una notizia importante anche solo a livello politico: in precedenza i funzionari di Washington hanno dichiarato ripetutamente che questo fosse l’unico ostacolo all’approvazione dell’accordo — ignorando le molte lamentele da parte dei propri colleghi di Tel Aviv. In questo momento la comunità internazionale non riesce a interpretare la posizione di Netanyahu: non è chiaro se l’apparente apertura alla trattativa sia solo un modo per calmare le pressioni interne e internazionali, o se effettivamente si voglia arrivare a una sospensione dell’aggressione. Nelle prossime ore diventerà chiaro se i funzionari del governo procederanno di nuovo a sabotare la trattativa.