Passi avanti per il cessate il fuoco a Gaza?
Israele “sta valutando” la risposta di Hamas per l’accordo per il cessate il fuoco. Nonostante la riapertura della trattativa, come sempre, continuano i bombardamenti e gli attacchi di artiglieria delle IDF
Tende tra le macerie a Khan Yunis. Foto via X @UNRWA
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I mediatori di Qatar ed Egitto hanno consegnato ai propri colleghi israeliani una proposta di Hamas per il cessate il fuoco — stesa in risposta alle bozze precedenti triangolate con gli Stati Uniti, e consultando anche la Turchia. In precedenza la trattativa si era arenata sulla pretesa dei rappresentanti di Tel Aviv di includere la “demilitarizzazione” della Striscia di Gaza tra gli argomenti di trattativa per la seconda fase dell’accordo. Mentre scriviamo il testo aggiornato del documento non è ancora filtrato ai media, ma una fonte israeliana di Axios commenta che “sono stati fatti progressi importanti,” anche se “c’è ancora molto lavoro da fare” e ci sono “seri problemi.” L’ufficio del Primo ministro israeliano ha rilasciato un comunicato asciuttissimo del Mossad: “Israele sta valutando le osservazioni” di Hamas, “e invierà la propria risposta ai mediatori.”
Anche questa fase della trattativa tra Tel Aviv e Hamas si configura come le precedenti: il gruppo palestinese che dichiara di essere “positivo” nei confronti della trattativa, segnali di apertura da parte dei funzionari israeliani e poi segni di frustrazione da parte del governo Netanyahu VI — che nei round precedenti hano portato alla rottura temporanea della trattativa. La fonte di Axios sottolinea che anche se il negoziato dovesse andare avanti, sarebbe “duro,” e “serviranno diverse settimane per arrivare a un accordo.” Nei giorni scorsi un retroscena del New York Times aveva riportato che i militari israeliani vorrebbero un cessate il fuoco per evitare di avere due fronti aperti in caso di escalation con il Libano, ipotesi che era stata immediatamente archiviata da Netanyahu stesso.
Oltre alle decine di migliaia di morti e feriti a Gaza, Israele ha migliaia di prigionieri incarcerati come “terroristi,” al punto che le carceri israeliane ora hanno il problema di essere sovraffollate. La questione è diventata argomento di dibattito incandescente tra il direttore dello Shin Bet Ronen Bar e il ministro della Sicurezza Ben–Gvir: in un lungo post su X, Ben–Gvir si è addirittura vantato di aver “peggiorato le condizioni dei terroristi nelle prigioni” e di “aver ridotto i loro diritti al minimo richiesto dalla legge.” Riguardo le condizioni dei prigionieri, recentemente condannate dalle Nazioni Unite, Ben–Gvir non nega niente: “Tutto quello che è stato pubblicato sulle condizioni abominevoli (sic) di questi vili assassini in carcere è vero.” Il ministro conclude il proprio post ricordando che ha un’idea radicale per ridurre il numero di persone costrette nelle carceri israeliane: introdurre la pena di morte.
Come è successo ciclicamente in questi mesi, discussioni pubbliche di un accordo sul cessate il fuoco causano un aumento della violenza delle IDF: nel corso della giornata sono stati rilasciati molteplici aggiornamenti su bombardamenti e attacchi di artiglieria sulla Striscia. Nel frattempo, l’ospedale europeo di Khan Yunis è stato costretto alla chiusura: tutti gli strumenti e i rifornimenti rimasti nella struttura sono stati trasferiti all’ospedale Nasser — che ha ripreso le proprie attività nonostante i forti bombardamenti nelle immediate vicinanze, compreso un bombardamento proprio nelle scorse ore, che ha colpito un edificio civile di 5 piani, uccidendo 7 persone.