GPYwWRMawAA2cyJ
foto via X @vonderleyen
testo Stefano Colombo e Alessandro Massone

Secondo i retroscena l’accordo per la rielezione di von der Leyen c’è: i sei negoziatori della coalizione — Mitsotakis e Tusk per i popolari, Sánchez e Scholz per S&D, e Macron e Rutte per i liberali — sarebbero arrivati a un accordo che conferma la presidente uscente. Sono confermati anche i nomi di Costa e Kallas, che nelle scorse settimane sembravano appesantiti da veti incrociati. Oggi i capi di stato e di governo dell’Unione europea si riuniranno a Bruxelles e i tre nomi saranno presentati formalmente per l’approvazione. L’accordo arriva con l’esclusione dei conservatori di Meloni, a cui von der Leyen aveva aperto la porta prima delle elezioni — forse temendo un risultato elettorale meno fortunato per la coalizione che la sosteneva. L’esclusione di ECR brucia: Orbán ha pubblicato su X un video della propria visita in Italia, scrivendo che “l’accordo che il PPE ha fatto con la sinistra e i liberali va contro tutto quello su cui è basata l’Unione europea” (!) “Invece di inclusione, sparge i semi della divisione. I funzionari di alto livello dell’Unione europea dovrebbero rappresentare tutti gli stati membri, non solo la sinistra e i liberali!”

Soprattutto Meloni, si è visto nei giorni scorsi, è rimasta molto delusa dalla piega che hanno preso gli eventi, chiedendo “rispetto” per l’Italia — una richiesta non molto solida a livello politico. Dal suo arrivo al vertice del governo italiano ha fatto di tutto per presentarsi come esponente di una forza politica responsabile ed europeista, più simile agli altri partiti di destra europei che a una forza erede di movimenti neofascisti con una giovanile in cui si fanno i saluti romani. L’obiettivo di lungo termine era passare all’incasso e ottenere non solo un commissario di peso, ma anche un effettivo potere decisionale nelle nomine e nel funzionamento dell’Unione. Mentre il primo potrebbe effettivamente arrivare — Conte dall’Italia le ha chiesto di “battersi per le nomine ma non scegliere un parente” — il secondo sembra essere molto lontano: la nomina di un suo fedelissimo nella Commissione o addirittura alla vicepresidenza potrebbe arrivare da von der Leyen soprattutto come tentativo di calmare le acque. Ora Meloni potrebbe imprimere alla sua presenza a Bruxelles una linea di opposizione da destra più simile a quella di Orbán, anche se con quest’ultimo restano le grandi differenze sulla guerra in Ucraina.

L’esclusione di ECR non vuol dire che l’Unione europea non continui la propria marcia verso destra: mercoledì i leader europei hanno ricevuto una lettera di von der Leyen, datata 25 giugno, in cui la presidente della Commissione si impegna a prendere misure ancora più reazionarie per limitare i flussi migratori. Nel documento, visionato da Euractiv, von der Leyen sposa la strategia italiana (e britannica) di esternalizzare la gestione dei flussi, sostenendo economicamente i paesi confinanti con l’Unione europea — in cambio del loro supporto nel soffocare i flussi migratori. Nella lettera von der Leyen scrive che “la dimensione esterna del nostro lavoro sulla migrazione è un fattore chiave per il successo del patto” — il patto migrazione e asilo approvato questa primavera. Nella lettera von der Leyen non fa espressamente riferimento alle richieste degli stati europei in mano a governi conservatori — che il mese scorso avevano chiesto alla Commissione di sviluppare meccanismi che ricalcassero l’accordo tra Italia e Albania — ma di fatto si prende l’impegno di lavorare in quella direzione.


Sostieni l’informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratis