L’esprit de l’escalation

È stato un fine settimana difficilissimo, tra il bombardamento di Sebastopoli, le minacce su possibili cambiamenti della dottrina nucleare russa, e il rischio sempre maggiore che l’aggressione di Gaza diventi un conflitto regionale

L’esprit de l’escalation

foto via Telegram / chp_sevastopol

Domenica l’esercito ucraino ha lanciato un attacco missilistico su Sebastopoli, l’importante città portuale in Crimea. Le autorità russe, che amministrano il territorio, hanno dichiarato di aver intercettato 5 missili nei cieli sopra il mare, ma pezzi di uno dei razzi hanno comunque colpito diverse parti della città, uccidendo 5 persone, tra cui 3 minorenni, e causando 124 feriti, tra cui 27 minorenni. Mentre scriviamo le autorità ucraine non hanno rivendicato l’attacco, ma non è la prima volta che l’esercito di Kyiv colpisce Sebastopoli — lo scorso anno, dopo un altro attacco sulla Crimea, la vice prima ministra ucraina Vereščuk aveva chiesto agli ucraini di cercare di lasciare la regione contesa. L’attacco sarebbe stato svolto con 5 missili ATACMS di produzione statunitense equipaggiati con testate a grappolo. Il ministero della Difesa russo ha dichiarato che Mosca ritiene gli Stati Uniti direttamente responsabili dell’attacco e specialisti statunitensi avrebbero aiutato l’Ucraina a impostare le coordinate di volo dei razzi in base a informazioni ottenute con satelliti di intelligence statunitensi.

Parlando con RIA Novosti, Andrej Kartapolov, presidente del comitato della Difesa della Duma ha dichiarato che la Russia potrebbe rivedere la propria dottrina nucleare “se vediamo che le sfide e le minacce aumentano”: “Dipende tutto da come cambia la situazione politico–militare” — Kartapolov ha precisato che è “presto per parlarne,” ma ha che alla Duma si parla di come ridurre il tempo decisionale per arrivare all’uso di testate nucleari. Nei giorni scorsi Putin — dal Vietnam, dopo il proprio incontro con Kim Jong–un — aveva dichiarato: “Sono in sviluppo armi nucleari di potere estremamente basso. E sappiamo che ci sono idee che circolano tra gli esperti occidentali che queste armi di distruzione potrebbero essere usate.”

L’aggressione di Gaza è a un passo dall’escalation regionale. Ha dato di nuovo l’allarme Josep Borrell, in un thread su X in cui denuncia come le autorità israeliane stiano ancora ignorando gli ordini ad interim della Corte internazionale di giustizia, e di come le IDF non siano riuscite a liberare i prigionieri nonostante la strage quotidiana. Il capo dello stato maggiore congiunto degli Stati Uniti, Charles Brown, ha avvisato le autorità israeliane, ricordando che una offensiva in Libano rischierebbe di provocare una risposta militare iraniana. Brown l’ha detto con il giro di parole più morbido che poteva: le autorità iraniane “sarebbero più propense a supportare Hezbollah,” “in particolare se pensassero che Hezbollah è minacciato in modo significativo.” La settimana scorsa le IDF hanno confermato che i piani per un’operazione di terra in Libano erano stati “approvati e validati.” Nella Striscia di Gaza, nel frattempo, l’aggressione continua senza sosta — 17 civili sono stati uccisi nei circondario della città di Gaza, e un numero ancora imprecisato di persone sono state uccise nella zona della tendopoli di al–Mawasi, vicino a Rafah, la zona che le IDF stesse avevano indicato come “sicura” dai propri attacchi. La città di Rafah è stata inoltre bombardata con intensità. Nel nord della Striscia, altri due bambini sono morti di malnutrizione all’ospedale Kamal Adwan.


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